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giovedì 4 luglio 2013

LA CAMPANIA MAGLIA NERA PER I CESAREI


In Italia vi è stato da sempre un abuso nel ricorso al taglio cesareo, con percentuali più volte messe in evidenza dagli organismi sanitari internazionali. I motivi sono molteplici:
Dalla impreparazione dei ginecologi che non si sentono di affrontare la difficoltà di un parto distocico (difficile), ed al primo problema decidono di intervenire, anche per prevenire eventuali risarcimenti in sede legale in caso di danni al feto, alla possibilità di programmare la nascita in un giorno feriale e durante le ore del mattino, per evitare imbarazzanti chiamate notturne o di domenica.
Vi è inoltre un’altra motivazione meramente economica: il taglio cesareo viene pagato di più dall’ASL dell’assistenza ad un parto spontaneo, il quale può impegnare il medico per molte ore, a differenza degli Stati Uniti, dove al sanitario vengono riconosciute le ore dedicate all’espletamento fisiologico del lieto evento.
La carenza di specialisti esperti nell’anestesia epidurale, la quale annulla completamente la sintomatologia dolorosa rendendo anacronistica la maledizione biblica “Partorirai con gran dolore” produce la richiesta da parte delle stesse donne del ricorso al cesareo, per non sentire nulla e risvegliarsi dolcemente con il bebè tra le braccia.
Una serie di casi difficili da estirpare che producono, sia in ambiente ospedaliero, sia nelle cliniche private casistiche superiori al 50% e come sempre Napoli e la Campania sono il fanalino di coda, con percentuali da brivido, perché vengono a sommarsi tutte le motivazioni precedentemente esposte. Difficile che nei tempi brevi possa cambiare qualcosa. La preparazione delle nuove leve è sempre più lacunosa, il numero di anestesisti è esiguo, la speculazione alligna, in sintonia con il clima di corruzione generale, che caratterizza la nostra bella quanto sfortunata regione.

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