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martedì 4 giugno 2013

"Ho smesso di piangere" di Veronica Pivetti



Nella mitica biblioteca Papillon, fiore all'occhiello del penitenziario di Rebibbia, Veronica Pivetti ha presentato all'intellighentia dei detenuti il suo ultimo (Ed anche il primo) libro: "Ho smesso di piangere", una sorta di via crucis, nella quale racconta i sei anni vissuti nella più profonda depressione, come ci é caduta e come é riuscita ad uscirene fuori.
Più che una presentazione tradizionale si é trattato di una botta e risposta con i presenti, molti affetti dallo stesso male oscuro , speranzosi di trovare attraverso la sua esperienza un modo per uscire da uno stato di malessere, che ti toglie la gioia di vivere.
Un'ora e mezzo conclusa con pasticcini ed aranciata e con un arrivederci nel teatro del carcere per assistere al suo prossimo spettacolo teatrale, una performance sul tema della morte, giusto per rimanere in allegria.
La novella autrice ha esordito, dicendo che la Mondadori, subito dopo averle offerto di scrivere il suo viaggio di andata e ritorno negli inferi dell'inconscio, le aveva subito proposto il ghost writer, che materialmente avrebbe preparato il testo, a cui apporre unicamente la firma.
Veronica sdegnata ha rifiutato, precisando che non solo avrebbe scritto di suo pugno la storia, ma non avrebbe accettato alcuna sorta di censura. Ci ha pure confidato che, sull'onda del successo del libro, grazie, oltre al suo nome noto al grande pubblico, come attrice spassosa e coinvolgente, soprattutto per la partecipazione alla trasmissione di Irene Bignardi "Le invasioni barbariche", un volano straordinario per captare lettori, la Mondadori le ha proposto la stesura di un nuovo volume dal titolo.... Non possiamo riferirlo per motivi contrattuali. Lo abbiamo promesso e non per niente siamo omertosi.
Non vogliamo raccontare la trama del libro per non togliere al lettore il piacere di percorrere pagina dopo pagina l'angoscioso cammino verso la luce, ma accenneremo soltanto all'origine del disturbo, che Veronica attribuisce ad una invasiva terapia di una forma di ipertiroidismo, ad un continuo cambio di medici curanti, psichiatri e psicologi e dell'aiuto decisivo per guarire del rapporto di vicinanza con l'amica del cuore Gio.
La depressione é una cosa tremenda, per guarire faresti qualsiasi cosa, anche leccare il pavimento, una condizione condivisa da tanti detenuti, come parlare di corda in casa dell'impiccato.
Ho chiesto se qualche psichiatra le avesse consigliato l'uso del Prozac, una vera panacea. In questo tipo di disturbo e se sifosse indagato sulle pulsioni sessuali, che notoriamente si azzerano, come ci ha confermato perentoriamente la nostra simpatica interlocutrice.
Senza citare le tante domande, un vero martellamento, alcune azzeccate, altre completamente fuori luogo, l'impressione finale del pubblico é stata che l'aiuto da parte di Gio, fondamentale per la guarigione, sottenda ad una infatuazione saffica, opinione che da consumato sessuologo ed impareggiabile conoscitore delle donne ( nel mio studio di ginecologo sono passate oltre 60.000 clienti, le quali, oltre alla nudità del corpo, spesso e volentieri, hanno messo a nudo la propria anima) non condivido pienamente.
Invito a consultare su internet il mio libro "La fragilità e la verginità nella donna" per trovare numerosi casi simili e la risposta al quesito:
Sic transit gloria mundi.


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