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venerdì 6 aprile 2012

Un’aggiunta al catalogo di Giuseppe De Caro


30/6/2011

I figli di Baldassarre De Caro, Giuseppe (1722 – attivo nel 1775) e Lorenzo, erano anche loro pittori ed una fortunosa circostanza ci ha permesso di poter predisporre l’inizio di un breve catalogo per il primo dei due, grazie al passaggio presso l’antiquario Lampronti di Roma nel 1986 di una Natura morta con castagne, ortaggi e funghi (tav. 1), siglata JDC, che può essere collegata, come già intuì Ferdinando Bologna nella scheda del catalogo della mostra antiquaria, ad altri dipinti, tra cui uno transitato anni fa sul mercato, raffigurante una Scena di caccia, con un rapace che ha artigliato una lepre ed un serpente che stride, sul cui retro, con grafia antica, si leggeva”Giu. De Caro P. 1775.
Lo studioso segnalava inoltre, pur senza identificare nell’autore della tela il figlio di Baldassarre, altri quadri siglati JDC, in particolare un Vaso di fiori in un giardino con un cane che si abbevera a una fontana, già nella collezione del marchese Capomazza a Napoli(foto num. 1064 nell’archivio della sovrintendenza napoletana) ed una coppia di Nature morte con dolci e cibo, già presso l’antiquario Sabatello senior a Roma, il quale, non avendo rivelato la firma JDCaro, le riteneva opera di Realfonso.
Di Giuseppe l’unica notizia si ricava da un antico rapporto del Minieri Riccio del 1878, il quale riferisce che il 14 febbraio 1754 egli  presentò una supplica al re (Carlo di Borbone) dichiarando di avere 32 anni ed essere figlio del defunto Baldassarre, che aveva servito per molti anni la Maestà Sua nella qualità di pittore di cacce e di animali, di frutti, di fiori e di altro, che egli aveva imparato la pittura di cacce e delle cose naturali dal detto suo padre e la figura sotto la direzione del celebre defunto Francesco Solimena, chiedeva perciò essere annesso con soldo nella Fabbrica di Capodimonte. Inviata questa istanza all’intendente Giacinto Bianchi, costui in un suo rapporto del 5 marzo disse che a lui era ignoto Giuseppe e la sua abilità.
Nel 1989 Salerno, nel suo libro di aggiornamento sulla natura morta italiana, pubblicava una serie di cinque dipinti, di eguali dimensioni, dei quali tre segnati JDC (tav. 2 – 3 – 4) dal figlio, sottolineando l’importanza della corretta lettura della sigla, per evitare errori come quello in cui sono incorsi i curatori del volume delle opere d’arte della Banca Emiliana, i quali alla fig. 19 presentano come di Baldassarre una tela nella quale si legge chiaramente la sigla del figlio.



Ancora più esigue le notizie su Lorenzo, del quale il De Logu ha segnalato nel 1962 tre modeste tele siglate raffiguranti Fiori, frutta e selvaggine conservate nella pinacoteca di Reggio Calabria. 
Ora possiamo aggiungere al catalogo di Giuseppe un nuovo esemplare firmato: una Natura morta di frutta, fiori e cacciagione (fig. 5) della collezione Tedesco di Salerno, che richiama per i colori della tavolozza le tele pubblicate da Salerno. 

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