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sabato 7 aprile 2012

Non dimentichiamoci dell’infibulazione


23/9/2011

In passato quando ogni popolazione viveva nei suoi territori, il problema delle mutilazioni sessuali femminili era argomento di studio per gli etnologi, ma oggi, in un mondo in preda a sfrenati fenomeni di globalizzazione, mentre migrazioni di dimensioni bibliche interessano oramai decine di milioni di persone, non è più permesso disinteressarsi di queste tematiche. 
I seguaci di religioni che contemplano l’obbligo di infibulare indiscriminatamente tutte le ragazze sono tra di noi a milioni, aumentano continuamente ed essendo molto prolifici tenderanno a crescere sempre più in percentuale. Prima o poi chiederanno esplicitamente di poter continuare impunemente tali pratiche, approfittando di un vuoto legislativo sull’argomento e semmai vorranno usufruire gratuitamente del ginecologo della mutua. Probabilmente faranno opera di proselitismo presso di noi delle loro usanze, e forse non è lontano il,giorno in cui le nostre donne saranno costrette a sottoporsi alle mutilazioni sessuali da fanciulle e ad indossare da grandi lo chador o addirittura il burka. 
Il nostro clima politico, impregnato di lassismo da basso impero e di buonismo tardo marxista, è favorevole a queste colonizzazioni culturali. I mass media predicano quotidianamente il rispetto delle altrui usanze a discapito delle nostre tradizioni civili e religiose. 
Possiamo stare certi che se uno degli ultimi cannibali che abitano la nostra vecchia terra volesse trasferirsi presso di noi, come tanti extra comunitari e continuare le sue iperproteiche abitudini alimentari, il Papa per primo, nella sua omelia domenicale, incoraggerebbe ad accoglierlo fraternamente ed a lasciargli libero un semaforo, non già per esercitare la rispettabile e ben pagata professione di lavavetri, bensì per soddisfare le sue improcrastinabili esigenze alimentari. 


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