13/11/2010
Il recente disastro in Veneto, dove pochi giorni di pioggia hanno fatto straripare i fiumi, provocando danni irreparabili, sono la conseguenza del diluvio di cemento che si è abbattuto in questi anni sull’Italia e del disinteresse delle autorità alla tutela del territorio: disboscamenti selvaggi, incuria nella manutenzione degli argini, urbanizzazione in zone pericolose.
L’abusivismo edilizio è un fenomeno diffuso non solo al sud, dove è divenuto un comportamento abituale come parcheggiare in seconda fila, ma è entrato nell’ abito mentale degli italiani come una sorta di diritto: se si è proprietari di un suolo si può fare quel che si vuole, tanto prima o poi un condono sanerà ogni illecito.
Dal dopoguerra ad oggi sono stati riscontrati 4.600 000 abusi edilizi nei quali vivono sei milioni di persone, un decimo della popolazione e si tratta di dati per difetto, calcolati in base ai tre condoni (1985, 1994, 2004). Il fenomeno è di vecchia data, ma subisce una vorticosa accelerazione a partire dagli anni Cinquanta, in particolare a Roma e nel Mezzogiorno, una vera e propria epopea che ha massacrato le coste di Sicilia, Calabria e Campania, ha fatto sorgere come funghi volgari villette nella campagna romana, squallide palazzine nella Valle dei Templi ad Agrigento, affollati condomini fino ai bordi del cratere del Vesuvio.
Le città si sfasciano, i paesaggi vengono violati, mentre si moltiplica il rischio di frane e di inondazioni. E non è nemmeno necessario attuare dei condoni, basta prometterli, per far crescere la febbre del mattone.
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