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venerdì 23 marzo 2012

Una società senza eroi

29/12/2008


Beato quel popolo che può vivere senza eroi, affermava deciso Bertold Brecht e nessuno può onestamente dargli torto, ma è altrettanto difficile per una civiltà fare a meno di esempi positivi, di storie edificanti, di bussole alle quali fare riferimento nei momenti di crisi e di deriva come quelli che caratterizzano i nostri anni difficili.
In passato l’agiografia, la pedagogia, la stessa educazione civica facevano a gara per rendere nota a tutti la vita di capitani coraggiosi e di donne integerrime fino all’epopea del fascismo che trasformò gli Italiani in un popolo di santi, poeti e navigatori.
Con l’avvento della democrazia si è instaurata un’inversione di tendenza, amplificata dalla televisione e dai giornali, i quali oramai costituiscono una gogna mediatica in grado di mandare in frantumi chiunque capiti sotto i suoi colpi micidiali. Oggi l’interesse collettivo è calamitato dai cattivi, divenuti i veri eroi, anche se negativi, dei nostri tempi e dalle loro vittime che assurgono a materializzazione del male. Uniche eccezioni i fatui eroi di celluloide dei film d’oltreoceano, immarcescibili guerrafondai e strenui difensori del dollaro e degli interessi americani, concorrenti nell’immaginario collettivo di divi del pallone con annesse veline scollacciate e completamente decerebrate.
Questo scellerato costume trova la sua giustificazione in un perverso meccanismo di compensazione inconscia, che si ci fa credere buoni al cospetto dei cattivi, anche quando non lo siamo, né cerchiamo di esserlo.
Conoscere le imprese dei malvagi ci permette di assolverci dalle nostre colpe divenute veniali.
Quante mamme, distratte nei loro impegni dal lavoro e da una vita passata fuori casa, leggendo le gesta raccapriccianti dell’infanticida, si sentono poco meno che sante da beatificare.
Quanti imprenditori, spregiudicati ed insensibili alle esigenze dei lavoratori, si sono autoassolti  sentendo le imprese del bancarottiere di turno.
Quanti elettori, osservando come si comportano i politici, si sentono esentati da ogni dovere civico, tanto la colpa è sempre e soltanto degli altri.
I linciaggi mediatici raggiungono il massimo dell’audience, gli accusatori pubblici sono divenuti più celebri dei più celebri predicatori del passato, i processi televisivi sono idolatrati dal pubblico  perché producono una sorta di autopurificazione collettiva. Il male purtroppo esiste e non si può esorcizzarlo trasferendolo semplicemente sugli altri.
Non faremo progressi di alcun genere fino a quando non capiremo che bisogna cominciare a pensare positivo, ricercando nella vita di ogni giorno i tanti eroi che ci circondano e che ci ostiniamo a non voler vedere, impegnati come siamo ad occuparci solo e soltanto dei cattivi e delle loro nefaste imprese.

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