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giovedì 29 marzo 2012

Un capolavoro di Agostino Beltrano

7/9/2009

La tela esaminata è un Martirio di San Sebastiano(fig. 1) passato sul mercato nel 1992 con un’attribuzione al Gargiulo del Brigante, il quale affermava:”Questo importante dipinto del celebre maestro napoletano, che in alcuni particolari mostra affinità col Martirio di San Lorenzo della Banca Sannitica siglato DG, risale probabilmente ai primi anni del sesto decennio del secolo”.
Nel 1997, in occasione della stesura del catalogo ove il quadro è pervenuto, i principali napoletanisti espressero la loro opinione sulla paternità del dipinto. 
Pacelli e Pavone confermarono l’autografia spadariana, la Daprà specialista dell’artista, suggestionata dallo scorcio di paesaggio simile a quello della famosa tela, firmata, in collezione  Molinari  Pradelli(fig. 2), avanzò l’ipotesi di Agostino Beltrano in parte confermata da Spinosa, che in un primo tempo aveva pensato genericamente al Maestro dei martiri. Leone de Castris collocò il dipinto al 1635 ed evidenziò la presenza di caratteri falconiani(fig. 3), battistelliani e cavalliniani. Ed infine originale l’ipotesi di Gennaro Borrelli, che parlò di un’esercitazione della bottega di Aniello Falcone, sottolineando l’errata incidenza della luce e la pessima esecuzione dell’albero sullo sfondo, definito bituminoso.


Nel 1998 è comparsa, presso un antiquario a Roma, una replica autografa del dipinto di eguali dimensioni, identica nell’incidenza della luce ed in ogni più piccolo particolare, ma con la composizione spostata verso sinistra(fig. 4), così che nel primo dipinto compaiono taluni particolari, come l’uomo col turbante, mentre nel secondo vi è un più esteso stralcio di panorama e l’ampia boscaglia sullo sfondo, non più bituminoso, presenta viceversa un trattamento del fogliame più accurato. 

Ed infine nel 1999, il passaggio in asta di una scena di supplizio, identificabile come Martirio di S. Apollonia (fig. 5), con in alto un identico gruppo di angioletti in preda ad un’eguale drammatica torsione dei corpi(fig. 6) e sulla destra lo stesso cavaliere dietro la bandiera rossa, che sono presenti nei due Martiri di san Sebastiano, ha permesso di riconoscere nel Beltrano l’autore dei tre dipinti.


Molta importanza riveste la presenza del cavaliere sulla destra con elmo e bandiera, simbolo del potere romano, derivata da alcune celebri del Gargiulo, il quale sembra volersi nascondere dietro il drappo rosso, con un atteggiamento che compare identico anche nella grande e famosa pala di Pozzuoli rappresentante il Miracolo di S. Alessandro(fig. 7), firmata e documentata al 1649.

Numerose altre figure presenti nel Martirio di Santa Apollonia permettono l’assegnazione della tela con certezza al Beltrano. Esse sono il fanciullo a dorso nudo in primo piano sulla destra, di vaga ascendenza battistelliana e, poco più che abortito, sulla sinistra il fantolino che si avvicina alla scena a braccia protese e che ricompare identico nel già citato Miracolo di Santo Alessandro e nell’affresco rappresentante Il pagamento del tributo a Sennacherib (fig. 8) di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, documentato agli anni 1644 -’45. Il volto della Santa pronta al martirio è sovrapponibile alla fisionomia della figura femminile presente nel Sacrificio di Mosé, siglato, (fig. 9) del museo di Budapest, identificato dal De Vito nel 1984 ed alla Rachele del Giacobbe e Rachele al pozzo del museo di Besançon (fig. 10), assegnato già dal 1963 al Beltrano dal Volpe. Infine l’uomo barbuto che attizza le fiamme e l’altro scherano sulla destra che incombe sulla Santa sono modelli adoperati spesso dal Beltrano, che li riproduce più volte nelle sue opere dal Martirio dei Santi Gennaro, Procolo e Filippo  (fig. 11) documentato al 1635, al Miracolo di Sant’Alessandro, al Giacobbe e Rachele al pozzo.




Riteniamo di aver identificato nei tre quadri con sufficiente sicurezza una serie di prototipi patognomonici: dal gruppo di angioletti, al cavaliere che timidamente si nasconde dietro la bandiera, dal fanciullo a dorso nudo sempre in primo piano, al volto dolcissimo di fanciulla, ai personaggi barbuti, che permettono, quando presenti in tele in cerca di attribuzione, di proporre il nome del Beltrano con una ragionevole probabilità di essere nel giusto.

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