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sabato 17 marzo 2012

Tre inediti del pittore Marullo

19/12/2006

In un solo giorno sono ricomparsi, come per incanto, tre quadri di Giuseppe Marullo, uno stanzionesco poco noto, misconosciuto a lungo dalla critica per l’epiteto che gli affibbiò il Causa di “ritardatario ispido e legnoso”. Viceversa l’artista negli ultimi anni, grazie anche alla pubblicazione di un’esaustiva monografia, molto apprezzata dagli studiosi,  ha riconquistato numerose posizioni nell’affollata classifica del secolo d’oro della pittura napoletana e più di una volta in aste internazionali ha raggiunto quotazioni di centinaia di migliaia di euro.
Due tele, provenienti dalla chiesa di Sant’Agostino alla Zecca, sono il fiore all’occhiello di una mostra di restauri, visitabile fino alla fine di gennaio presso il Maschio angioino a Napoli, curata dalla dottoressa Luciana Arbace. Un’occasione unica per ammirare splendidi capolavori restituiti alla gioia di un cromatismo scintillante grazie all’opera di accorti restauratori coordinati da Bruno Tatafiore, in grado di cancellare l’insulto dell’incuria degli uomini e del trascorrere inesorabile del tempo. In mostra anche dimenticati dipinti di Agostino Beltrano, Fabrizio Santafede, Niccolò De Simone, Giovanni Balducci, Francesco Di Maria e tanti altri artisti, più o meno noti, che hanno contribuito alla gloria artistica della città di Napoli.
I due quadri di Marullo di grandi dimensioni sono firmati e datati 1663, un anno in cui l’artista realizzò più di un capolavoro, come dimostra la tela, di recente esposta nel museo dell’Opera del Suor Orsola Benincasa.
Esse rappresentano una Maddalena (fig. 1) ed una Santa Maria Egiziaca (fig. 2), spesso raffigurate emaciate e discinte dai pittori seicenteschi, mentre il Marullo le rende in una studiata posa teatrale da prima donna, abituata a calcare con disinvoltura il palcoscenico, con il volto dolcissimo e lo sguardo trasognato. Elegantemente vestite con ampie vesti di seta di cui pare di sentire il fruscio. Interessante notare che le due fanciulle sono modelle diverse da quella preferita dall’artista ed immortalata ripetutamente con il caratteristico cono d’ombra sulla guancia sinistra, un imprinting patognomonico in grado di far riconoscere il pittore nelle opere non firmate.

E spesso la firma dell’artista in passato veniva cancellata da mercanti di pochi scrupoli, desiderosi di spacciare dipinti di Marullo per opere di pittori più quotati. Come è capitato al Rachele e Giacobbe di collezione Luongo a Roma, la splendida copertina della monografia, che firmata per esteso, elegantemente in latino, Joseph Marullus, si vide orbata dell’autografo ed essendo di altissima qualità fu facile contrabbandarla per Pacecco De Rosa. Una sorte simile probabilmente è capitata alla tela esitata l’altra sera in un asta Blindarte a Napoli.
Un Giacobbe ed il gregge di Labano (fig. 3), immersa in un’atmosfera rustica, che accentua la spontaneità naturalistica delle figure. Un dipinto collocabile in una fase importante dell’artista, quando ai continui riferimenti stanzioneschi si aggiungono soluzioni apprese dallo stile figurativo spagnolo conosciuto ed apprezzato a Napoli attraverso la pittura di Jusepe De Ribera. Un felice acquisto per lo sconosciuto collezionista che ha usufruito di un prezzo molto favorevole.

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