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mercoledì 7 marzo 2012

RITORNO AL BAROCCO, UN EVENTO SUPERSTAR


Il trionfo di una civiltà espresso nell’arte


Ritorno al Barocco, da Caravaggio a Vanvitelli, più che una mostra, si preannuncia come un evento culturale a tutto campo, che investe, non solo i principali musei di Napoli, ma l’intera regione con 51 itinerari nei luoghi barocchi, dalle chiese alle collegiate, dalle certose ai palazzi, oltre ad una rete di altre sedi espositive, che chiamare minori è semplicemente offensivo, quando rispondono al nome di pinacoteca dei Gerolamini, quadreria del Pio Monte della Misericordia, museo diocesano, Cappella San Severo, Tesoro di San Gennaro.
La civiltà napoletana, nel suo aspetto più caratterizzante, viene proposta al visitatore nel fiume di pittura delle sue chiese, ricche di memorie storiche e di fede, illustrate da altari festosi, marmi preziosi e pavimenti colorati. Sembra un revival alla grande di Monumenti porte aperte, ideato dalla baronessa Mirella Barracco con la sua benemerita Fondazione Napoli ’99, prima che la manifestazione, passata sotto la gestione delle istituzioni, decadesse malinconicamente anno dopo anno.
La rassegna, oltre ad esporre il già noto, vuole essere una passerella di inediti e vuole dare conto dei progressi compiuti dagli studi dei tanti appassionati napoletanisti, che hanno continuato febbrilmente le loro ricerche.
Le opere esposte nelle varie sedi museali sono oltre 700, l’equivalente di 10 grandi mostre, a conferma dell’importanza della rassegna, la quale rinnova i fasti delle memorabili Civiltà del Seicento e del Settecento, che rappresentarono l’inizio di una serie infinita di altre esposizioni nei venticinque anni del regno del pontefice Nicola Spinosa, illustre studioso, ma soprattutto indefesso organizzatore, in grado con il suo prestigio personale di ottenere prestiti dai musei più importanti del mondo e dai collezionisti più gelosi dei propri personali tesori.
I dipinti inediti dei quali discuteremo sono numerosi ed in gran parte visibili a Capodimonte, ad eccezione della natura morta esposta a Villa Pignatelli(alla quale dedicheremo un prossimo contributo) e delle grandi pale d’altare provenienti dalle disastrate chiese napoletane, alcune vergognosamente chiuse da decenni, finalmente restaurate ed offerte all’ammirazione non solo degli appassionati, ma degli stessi specialisti, che possono studiarle dal vivo per la prima volta.
Alcune attribuzioni mi hanno lasciato perplesso e conto di ritornarvi dopo aver letto accuratamente le schede contenute nei due corposi volumi del catalogo.
Partirei da un fantasioso autoritratto del Cavallino(fig. 1) del quale sono esposti viceversa delle novità molto interessanti, come una languida S. Caterina (fig. 2) dal cromatismo prezioso, un’intensa Visitazione di S. Anna alla Madonna (fig. 3), certamente più antica ed uno sfuggente San Giovanni Evangelista.




Del Maestro degli annunci ai pastori, una personalità ancora misteriosa, che amava ritrarre la quotidianità degli umili e degli oppressi, è in mostra una splendida Adorazione dei Magi(fig. 4), transitata qualche anno fa alla mostra dell’antiquariato di Napoli, che va collocata nella fase pittoricistica del maestro, dopo il 1635 e che ricalca altre redazioni famose sul tema, quali quella del museo del Banco di Napoli e le due conservate in collezioni private spagnole, a Barcellona ed a Valencia; meno certa l’autografia del Duello tra Perseo e Fineo(fig. 5).



Splendidi il De Bellis, già presso l’antiquario Porcini, che rappresenta l’Incontro tra Gesù e la Samaritana (fig.6) e l’Adorazione dei pastori (fig. 7) di Cesare Fracanzano, che richiama a viva voce la tela di identico soggetto della Frauenkirche di Monaco e nella bionda figura della Madonna rappresenta una sorta di firma criptata dell’artista.Interessanti, anche se già visti, i due Caracciolo: la Salomè con la testa del Battista (fig. 8) di una raccolta torinese e la Vocazione di San Matteo (fig. 9) di collezione milanese.




Tra le tele assegnate a Massimo Stanzione una certa impressione suscita il Ritratto di Alvaro Semedo(fig. 10), segnato da uno sguardo severo e da una ragguardevole barba, a rimarcare una predilezione verso la ritrattistica tramandata dalle fonti, ma fino ad oggi con pochi esempi certamente attribuibili, mentre il Martirio di san Lorenzo(fig. 11) del museum of art della Ball State University di Muncie appartiene certamente alla fase più antica del divino cavaliere.


Finalmente si possono ammirare restituiti al fulgore dei colori originali alcuni dipinti di autori celebri, che nelle chiese alle quali appartengono, sono mal posizionati, poco illuminati e spesso offesi nella fruizione da candelabri con spiritate candele votive.
Intendiamo riferirci tra i tanti al Ritrovamento della Croce(fig. 12) di Luca Giordano ed alle due tele di Andrea Vaccaro: Cristo deriso(fig. 13) e Flagellazione(fig. 14), tutti siti nella chiesa della Pietà dei Turchini, oltre alla documentata Annunciazione (fig. 15) di Onofrio Palumbo della chiesa di S. Maria della Salute.





La mostra, a differenza delle antenate, che esaminavano gli svolgimenti di un secolo di arte, partendo da Caravaggio arriva fino al Vanvitelli, per cui è possibile apprezzare anche opere di artisti attivi nel Settecento e tra questi vogliamo segnalare: un giocoso Ritratto dell’infante Ferdinando di Borbone(fig. 16) eseguito dal Bonito, un’amena Partita a carte nel giardino(fig. 17) del Falciatore ed una luminosa Veduta di Posillipo e di palazzo Donnanna(fig. 18) del Van Wittel.





La natura morta è esposta a Villa Pignatelli e merita una trattazione a parte, ma la prima impressione è che molte attribuzioni siano da rivedere, ne riparleremo, nel frattempo proponiamo un’opera certa, capolavoro di Giovan Battista Recco: l’Interno di cucina(fig. 19) del Rijksmuseum di Amsterdam.



P.S. Foto di Dante Caporali

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