19/1/2009
La storia della città attende ancora uno studioso che voglia dedicare le sue energie a ricostruire l’affascinante epopea degli antichi ospedali napoletani, sorti per soccorrere malati e pellegrini e divenuti poi un virtuoso crogiuolo dove si sono incrociate nei secoli fede ed arte, scienza e carità.
Gli archivi napoletani, ricchi oltre misura, opportunamente compulsati, potrebbero fornire una messe di documenti e notizie in grado di creare un corpus, sul quale poi lavorare per illuminare un capitolo poco noto che, una volta definito, produrrebbe un cospicuo avanzamento delle conoscenze artistiche, topografiche e civili di una città per tanto tempo gloriosa capitale.
Dal periodo normanno fino all’Unità d’Italia gli ospedali napoletani rappresentarono l’unico punto di riferimento per l’intero regno, una funzione che, pur se in misura ridotta, rivestono ancora oggi verso l’hinterland e la stessa regione.
Alcune di queste strutture sanitarie, come i Pellegrini, il San Gennaro, l’Ascalesi, l’Annunziata e gli Incurabili costituiscono anche oggi il cuore dell’assistenza medica per gli abitanti del centro storico.
Nosocomi ultracentenari che rispondono ancora efficacemente alla richiesta di salute e di ricovero di oltre metà della popolazione. Costruiti durante il vice regno spagnolo, quasi tutti per la lungimiranza di Don Pedro da Toledo e ben poco modificati in seguito, riescono a coniugare vecchi corridoi di monasteri con le moderne esigenze dell’assistenza medica. Spesso forniti di mura e strutture poderose, progettate da grandi architetti, dal Vanvitelli ed il Fuga a Domenico Antonio Vaccaro hanno brillantemente superato la prova del tempo resistendo a numerosi terremoti.
Di alcuni ci rimane solo il ricordo e modesti ruderi come nel caso del Lazzaretto di Nisida, in funzione fino al 1860 ed oggi riconoscibile solo per qualche traccia muraria lungo il ponte che collega l’isolotto alla terraferma, a differenza dello splendido gemello situato nell’ambito dell’ex ospedale della Pace, un gioiello che meriterebbe di essere conosciuto da indigeni e turisti e che viceversa non è neanche aperto al pubblico.
Anche dell’ospedale di San Giovanni a Mare, il più antico in assoluto, rimane solo un flebile ricordo ed il proposito, mai attuato, di costruirne uno nuovo lì dove sorgeva, in un’area oggi affollata da cadenti abitazioni e infimi esercizi commerciali.
La Real Casa dell’Annunziata, il più famoso brefotrofio d’Europa, non ha mai smesso di funzionare dal lontano 1320 e svolge ancora la sua meritoria opera, reso celebre dalla famigerata Ruota degli esposti, attraverso la quale sono transitati innumerevoli pargoli abbandonati dalle mamme ed affidati al grande cuore della città ed all’amorevole attenzione delle monache.
Il complesso degli Incurabili, noto all’epoca in tutta Europa per la bravura dei medici e per i benefici delle cure, nasce per il voto di una nobildonna e prende il nome dai suoi ricoverati, non inguaribili, bensì incurabili, perché nessuno voleva prendersi cura di loro. I visitatori del Gran Tour spesso lo visitavano alla pari delle bellezze naturali e per secoli ha funzionato non solo come ospedale, ma anche come università, anzi era sede già dalla metà del Settecento di un collegio medico cerusico con regole rigide e gli studenti erano seguiti come in un moderno college.
Ivi furono praticate le prime anestesie ed il primo taglio cesareo, furono applicati i primi rudimentali cateteri e furono adoperati svariati ferri chirurgici originali forgiati da artigiani napoletani. Celebri sanitari hanno esercitato nelle corsie del superbo nosocomio da Domenico Cirillo e Domenico Cotugno, fino allo stesso Moscati prima di diventare santo.
Purtroppo un rovinoso incendio ha distrutto quasi completamente il suo archivio, provocando un irreparabile danno alla storia della medicina meridionale ed al benemerito studioso che volesse dedicarsi al recupero della memoria storica di quella che fu una grande capitale dotata di una rete di ospedali che tutto il mondo ci invidiava.
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