29/2/2008
Cinquanta anni fa, febbraio 1958 veniva abolita la legge Merlin e, pur con la lodevole intenzione di liberare le prostitute da un giogo secolare, non si faceva altro che gettarle in pasto ai lenoni, mentre gli Italiani, come sintetizzava magistralmente il film di Totò, erano costretti ad arrangiarsi.
Parlare oggi di regolamentazione della prostituzione è argomento tabù, più della liberalizzazione della droga o della liceità dell’eutanasia. Si scatenano con pari veemenza femministe e bacchettoni, ipocriti e modernisti, senza voler considerare che dai tempi della implacabile senatrice, che fece chiudere le case chiuse…, la situazione sociologica italiana è mutata radicalmente.
Allora le prestatrici d’opera dei casini provenivano in gran parte dalla provincia e prevalevano, in un’Italia perbenista e bigotta che non esiste più, le sedotte ed abbandonate. Oggi siamo obbligati a confrontarci con un turpe ritorno allo schiavismo, gestito dalle mafie straniere, con punte di ferocia impensabili cinquanta anni fa.
Ci troviamo davanti a legioni di giovanissime, spesso ultraminorenni, provenienti dall’Europa dell’est e dall’Africa, condotte da noi da mercanti di carne umana senza scrupoli con l’illusione di un lavoro onesto e costrette a prostituirsi sulla pubblica strada, sorvegliate a vista da implacabili aguzzini. Senza considerare, in epoca di par condicio, la prostituzione maschile ed omosessuale.
Il tutto naturalmente senza alcun controllo medico e fiscale, mentre i nostri benemeriti governo sono alla caccia di evasori fiscali dappertutto salvo che tra i magnacci ed i lenoni.
Possiamo continuare a fingere che questo immondo sfruttamento non ci riguarda e girare la testa davanti a spettacoli indegni di un paese civile?
Possiamo permettere che questa situazione si sviluppi e si consolidi dando forza e nutrimento alla delinquenza straniera?
Possiamo ignorare i provvedimenti che altri paesi europei, ben più civili di noi, hanno da tempo applicato, con enorme beneficio per la salute pubblica e per l’erario?
Permettere che la situazione attuale proliferi in maniera selvaggia, senza regole e senza limiti, non avvantaggia i cittadini onesti, che debbono decidersi ad affrontare il problema in nome dell’igiene materiale e morale, ma soprattutto della civiltà.
Negli ultimi tempi, a latere alla polverizzazione della prostituzione, ho notato con stupore e nostalgia la ricomparsa nella rubrica delle inserzioni commerciali dei messaggi delle "massaggiatrici", stranamente scomparsi da decenni, nonostante viviamo in un periodo di mercantilismo sfrenato.
Sono ritornato agli anni in cui leggevo questi annunci con un interesse malizioso, che poteva diventare personale, ben diverso da oggi che la lettura è puramente intellettuale.
Scopro così che l'offerta, al passo con i tempi, si è specializzata, ma a pensarci bene già sugli antichi lupanari pompeiani esplicativi affreschi pubblicizzavano le prestazioni nelle quali la proprietaria era particolarmente versata.
Poi si possono percepire gli effetti della globalizzazione: brasiliane e cubane calienti, slave vogliose, addirittura cinesi meticolose e pazienti.
Quanti posti di lavoro perduti per le nostre prestatrici d'opera!
Le possibilità coprono non solo tutti i gusti, ma anche tutti i momenti ed i luoghi della città.
Ci siamo recati in visita ad un parente ricoverato e ci siamo rattristati? Vi è subito il rimedio per risollevare... lo spirito: ardente minorenne, prestazioni particolari, zona ospedaliera.
Siamo all'aeroporto ed il nostro aereo è in ritardo?. Niente paura, ci penserà Nietta, prezzi modici, calata Capodichino.
O tempora, o mores, avrebbe gridato un severo censore nostro antenato, noi semplicemente sorridiamo.
La ricorrenza dell’anniversario ci induce a tracciare un ricordo degli antichi casini napoletani, alcuni leggendari altri, la maggior parte, per frequentatori meno raffinati. e vogliamo approfittare di un’antica cartolina per commemorare Concettina, chi sa se è ancora viva, un bocconcino delizioso, tra tante donne navigate. La foto è stata scattata negli anni Trenta in una casa chiusa di Napoli, sita in via Santa Lucia, una delle più eleganti della città, frequentata da gerarchi e podestà, nobili e ricchi sfondati.
Concettina, questo il nome, forse di fantasia, della ragazza, indicato sulla cartolina, dimostra poco più di 15 anni, un’età vietata all’epoca per praticare il meretricio ed i postriboli erano molto severi nel rispettare i regolamenti, ma si faceva un’eccezione per qualche cliente importante, che desiderava carne fresca ed era disposto a pagare ben più delle normali tariffe. Per queste richieste particolari venivano persino reclutate delle vergini che, una volta battezzate, proseguivano poi la loro carriera cambiando ogni 7 giorni lupanare e questo incessante tour de force durava vari anni prima che ritmi sovraumani e malattie non rendessero la prostituta un relitto umano. Da questo atroce destino la nostra fanciulla è ben lontana. Le sue forme ben tornite mostrano la freschezza dell’età e la consistenza tufacea della giovinetta. Il seno, sodo e di forma perfetta è un invito irresistibile alla voluttà e la linea delicata del pancino richiama a viva voce quello immortale della Venere di Urbino, mentre i capelli, folti e neri come il carbone fanno da corona ad uno sguardo triste e malinconico, presago del triste destino che attende il fiore della sua innocenza.
Ma basta malinconie i tempi sono cambiati: arrangiatevi!
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