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giovedì 22 marzo 2012

Mostra su Guido Cagnacci a Forlì

17/2/2008

Una delle più accattivanti mostre dell’anno è quella che si svolge e sarà visibile fino al 22 giugno a Forlì presso la locale pinacoteca.
Oltre all’opera omnia dell’artista emiliano sono esposte anche numerosi dipinti di suoi celebri contemporanei da Caravaggio a Guido Reni per ricostruire le principali tappe del suo percorso artistico.



Ad immagini di donne sensuali e discinte si affiancano anche grandi teleri destinati alle chiese della Romagna, committenze alle quali il pittore attendeva con poca voglia, perché egli amava dipingere eroine tragiche e fatali, regine suicide per amore, peccatrici intriganti e tentatrici libidinose, tutte intrise da un erotismo languido ed accattivante. Distese a terra o mollemente abbandonate su troni preziosi le sue donne sono illuminate da una luce calda e sensuale e definite con amore da un pennello complice ed eccitato dall’incarnato splendido delle sue creazioni.


La fama di Guido Cagnacci è in gran parte legata alla consumata abilità con cui sapeva fissare sulla tela delicati nudi femminili, dipinti con sottile sensualità derivata dalla lezione del Reni, ma, mentre il divino Guido amava idealizzare i suoi nudi, quelli del Cagnacci sono presentati con caratteri di erotica e fisica schiettezza ed il suo seno preferito, che vediamo in quasi tutti i suoi quadri, fu quello della sua amante, una giovane donna che accompagnava l’artista nel suo atelier vestita da uomo, dando l’impressione di essere un suo servo; viceversa, caduti gli abiti, diveniva la sua modella e la morbida linea del suo seno acerbo accendeva l’ispirazione del pittore, permettendogli di realizzare alcuni dei più bei nudi della storia dell’arte.



I quadri con tematiche osé ebbero molto successo, al pari delle poesie classiche erotiche, nell’Europa del nord ed alla corte austriaca di Vienna, dove dimorò l’artista e dove oggi al Kunsthistoriches museum si trova il suo più noto capolavoro la Morte di Cleopatra, un’iconografia di grande successo che l’artista bolognese potenzia con i seni delle ancelle che soccorrono la sovrana morente, seni plebei, ma vispi e rubicondi come quelli dell’amata padrona, che prima di darsi la morte si è assisa in trono su una grande sedia scarlatta e si è posta sul capo una corona di gemme preziose. Corpi nudi che sembra vogliano opporsi alla morte, sottoposti a fasci di luce penetrante che ne fanno risaltare il pallore dovuto all’emozione.

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