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giovedì 15 marzo 2012

L’Albergo dei poveri diventa dei ricchi

11/12/2005


Tempi felici quando Napoli non aveva al comune, alla provincia ed alla regione gli attuali amministratori e regnava incontrastato Carlo III, tempi felici almeno per la miriade di poveracci che l’illuminato sovrano alloggiò in uno sterminato edificio, il più grande d’Europa ed ai quali fornì non solo sostentamento, ma insegnò un lavoro che desse dignità e rispetto agli ultimi della terra… 
La grande opera fu ammirata in tutto il mondo, non solo per l’arditezza delle scelte architettoniche, tra cui la facciata (lunga 600 metri!), ma soprattutto per l’idea che la permeava: dare un alloggio ed un lavoro anche ai più poveri e sfortunati. Arrivò a contenere più di diecimila ospiti e possedeva laboratori attrezzati ed efficienti nei quali si sono formate generazioni di artigiani. 
Quando Garibaldi, il conquistatore, venne a Napoli con l’illusione di portarvi la civiltà, nell’Albergo dei poveri vi erano 8000 ospiti. 
In seguito l’istituzione nel periodo post unitario è lentamente decaduta, fino a cadere in rovina con l’ultimo colpo di grazia infertole dal terremoto del 1980. 
Da decenni si blatera di una nuova destinazione: si parla di sede museale(come se a Napoli a mancare non fossero i visitatori ma i contenitori), di sede espositiva di arte contemporanea, di una nuova università, mentre i nostri solerti amministratori si accapigliano su chi dovrà elaborare i faraonici progetti e dirigere i dispendiosi lavori di ristrutturazione e soprattutto come dividersi commesse e tangenti. 
E nel frattempo il numero dei poveri e dei senza casa, costretti a dormire avendo il cielo come tetto, aumenta ogni giorno di più. 
La piazza antistante lo storico edificio è affollata di giacigli di cartone, dove uomini e donne di tutte le età hanno stabilito da tempo la loro dimora ed ogni angolo della città è divenuto oramai un ricettacolo per poveri senza speranza. 
Pensiamo scioccamente a destinazioni culturali ad uso dei ricchi, quando migliaia di persone non possiedono un tetto e sono costrette all’accattonaggio o ad infrangere il codice penale. 
Restituiamo all’Albergo dei poveri l’antica quanto mai attuale destinazione: daremo così un tetto ed un pasto a tanti sfortunati e diverrebbe in tal modo ingiustificato l’accattonaggio, che potrebbe essere perseguito, snidando i postulanti di mestiere, che da tempo hanno tolto il decoro a strade e piazze della città.

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