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venerdì 23 marzo 2012

La squallida passerella della vanità

1/12/2008

Per rendersi conto della deriva umana e culturale della nostra società e del clima da basso impero che oramai appesta non solo i palazzi del potere, ma anche le sue squallide dependance costituite dai salotti pseudo letterari, dai circoli esclusivi, dalle feste alla page, dalle sussieguose presentazioni di libri del politico, del giornalista, della diva attempata in fregola di scrittura, basta frequentare per pochi giorni queste inutili manifestazioni di ebbrezza folle e di vacuo trionfo di volti freschi di lampada, labbra protrudenti e seni falsi sfacciatamente prorompenti.
L'estate è la stagione più propizia per questa instancabile tribù di affamati di fama, che passano senza sosta da una cerimonia di inaugurazione ad una cena di beneficenza, da un ballo nel locale in ad una porchettata agreste, rituali intervallati da una sosta pomeridiana nel caffè di grido, sempre in prima fila nella piazza di Capalbio o di Cortina o nella celeberrima piazzetta di Capri.
Sono mescolati i personaggi più strampalati, che sgomitano lungo il ripido e scivoloso percorso che conduce all'affermazione sociale.
Li riconosci senza problemi anche se non sei un lettore affezionato di Stop, Vanity Fair o Novella 3000, né un patito di Dagospia, li vedi l'uno a fianco dell'altro senza ritegno o ricordo di barriere sociali e culturali. Sono costantemente alle prese con almeno due telefonini e parlano nella stessa lingua e dello stesso argomento: il gossip, una moderna trasposizione linguistica del pettegolezzo e della maldicenza.
Un'umanità rumorosa ed instancabile che farebbe la gioia di un antropologo che potesse studiarli e catalogarli: il politico trombato, il nobile decaduto impenitente, il chirurgo plastico arrapato, le ex bellissime rifatte, il broker rampante, i falsi intellettuali in delirio di onnipotenza, gli aspiranti tronisti, i ginecologi rattoppafiche, gli scrittori senza lettori, i palazzinari voraci, i manager superammanigliati, i prelati presenzialisti, le veline sguaiatamente spogliate, le pornodive in abiti castigati, i millantatori dalla faccia di bronzo, i truffatori sfacciati, i bancarottieri sulla cresta dell'onda, gli impresari del nulla, i furbetti del quartierino di turno, i parrucchieri delle dive, i preti vanitosi, le escort slave mozzafiato, il cocainomane dal volto pallidissimo, il frequentatore di cerimonie, i vincitori del Grande fratello e dell'Isola dei famosi.
Con l'autunno si ringalluzziscono e si ripropongono indefessi alle presentazioni di libri, ai vernissage, alle sfilate di moda. Scalpitano per avere accesso ai salotti politico mondani culturali, dove obbediscono a defatiganti liturgie di iniziazione ed a ottusi protocolli autoreferenziali. Conoscono alla perfezione la tecnica del brindisi e l'assalto al buffet. Hanno la mascella volitiva ed il morso temerario, la rapida deglutizione e, meraviglia delle meraviglie, non mostrano la loro soddisfazione culinaria col rutto, ma con mielosi complimenti alla padrona di casa; di rado sono vittime di incidenti, il più comune il filo scivoloso della mozzarella o lo spaghetto birichino che fanno capolino nell'abisso di una scollatura. 
Godono fino all'orgasmo nelle feste in maschera, nelle quali, ridendo a crepapelle, si scatenano in balli di gruppo e frenetici trenini. Conoscono un'aggiornata versione del baciamano, che dispensano con eguale profusione a signore d'annata e boriosi porporati.
La domenica pomeriggio hanno una sola ambizione: tifare all'escandescenza ed abbandonarsi al turpiloquio nella tribuna d'onore dello stadio olimpico.
Sono le vittime e nello stesso tempo gli artefici del declino della nostra civiltà, della Caporetto dell'educazione e del buon senso, abbacinati dal loro sogno di vanagloria ed affermazione che può offrire una società pagana e votata all'autodistruzione.

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