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martedì 27 marzo 2012

La pratica del sesso nella terza età

21/5/2009

In un precedente contributo ho discettato della pratica del sesso nei disabili ed ho accennato ad alcune mie lezioni sul tema tenute in un corso di sessuologia per gli specializzandi in ginecologia dell’università di Napoli, che crearono difficoltà al direttore dell’istituto per la delicatezza dell’argomento allora tabù nella letteratura scientifica internazionale. 
In quella occasione dedicai attenzione anche alla problematica del sesso nella terza età, un altro capitolo negletto nei trattati di sessuologia.
Bisogna premettere che il tutto avveniva negli anni Ottanta, quando il Viagra ed altri prodotti analoghi per la terapia della disfunzione erettile maschile erano di là da venire, di conseguenza per la maggioranza degli uomini di una certa età, la possibilità di avere rapporti sessuali era una pia illusione.
Oggi la situazione è radicalmente cambiata ed almeno per gli uomini la pratica del sesso non va più in pensione, accentuando una disparità temporale che già in passato poteva creare dei problemi di coppia. Infatti la fertilità femminile dura circa trenta anni, mentre quella maschile poco meno del doppio. Alla fecondità è legato il desiderio, anche se la nostra civiltà, profondamente condizionata da modelli culturali legati al sogno dell’eterna giovinezza, impone il persistere dell’obbligo di piacere e di piacersi oltre ogni ragionevole limite fisiologico.
La natura ha predisposto un programma per perpetuare la specie basato sul desiderio sessuale, ritmico negli animali, costante nell’uomo e nella donna, i quali, martellati da stimoli culturali e pubblicitari asfissianti, sono perpetuamente sul piede di guerra ed anzi, sfruttando le scoperte scientifiche in campo contraccettivo, hanno distinto nettamente il rapporto con finalità creative, divenuto una rarità, dall’incontro sessuale puramente ludico.
Nella terza età la persistenza di un interesse verso l’altro sesso è completamente sganciata dalla riproduzione e negli ultimi anni ha cominciato ad interessare anche le donne, le quali oltre a frequentare teneramente il marito o il compagno, la cui parabola ormonale non ha subito ancora particolari variazioni, vanno sempre più spesso alla ricerca di nuovi incontri e nuove emozioni.
La medicina non ha ideato per la donna farmaci paragonabili per efficacia al Viagra, ma l’assunzione sine die della pillola contraccettiva, in America una routine, non scevra di potenziali rischi oncogeni ancora da valutare con precisione, permette un formidabile effetto psicologico tipo placebo per il persistere del flusso, al quale ancora è legato un arcaico simbolismo, un migliorato trofismo della cute e delle mammelle ed una buona lubrificazione vaginale, indispensabile scudo contro le infiammazioni ed indispensabile per un rapporto sessuale tranquillo ed armonioso.
A dire la verità alcune ricerche (la mia una delle prime pubblicate) avevano evidenziato una accentuazione della libido in donne in pre menopausa con l’assunzione di una dose di 25 mg pro die di Viagra, anche se studi successivi non hanno confermato i risultati.
Nella donna è sempre opportuno adoperare creme lubrificanti che facilitino il coito ed impediscano arrossamenti. 
La ricerca spasmodica di un partner è sconsigliabile dopo una certa età, perché si andrebbe incontro a cocenti delusioni, meglio dedicarsi ai nipoti contribuendo in tal modo al mirabile programma di perpetuazione della specie. Se invece si ha la fortuna di un compagno non esistono reali controindicazioni mediche di libare a Venere con i capelli bianchi. 

Alle gentili signore che volessero persistere nella caccia al partner ben oltre la menopausa consiglio la lettura del mio articolo(consultabile su internet)la seduzione dopo gli anta. 

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