9/12/2008
Il vento della crisi economica planetaria comincia a divenire impetuoso e dopo il crollo delle borse comincia a far sentire il suo effetto deleterio con la perdita di milioni di posti di lavoro in tutta Europa.
Davanti a questa tragedia dirompente, che spinge verso gli abissi della povertà una parte sempre più cospicua della popolazione ben poco potranno rimediare le misure varate dai vari governi. La disoccupazione diverrà l'incubo non solo dei giovani in cerca di prima occupazione, ma anche di tanti che, bene o male, riuscivano a rimediare uno stipendio ed a portare avanti dignitosamente la famiglia.
Di fronte allo scenario apocalittico che sta per aprirsi sul nostro futuro diventa sempre più lecita ed accattivante la proposta, dettata dall'egoismo, di chiudere drasticamente le frontiere o almeno tentare seriamente di chiuderle. Sarebbe opportuno che al più presto il Parlamento vari una norma che vieti ad un'azienda di licenziare un lavoratore italiano se a coprire le stesse funzioni rimangono lavoratori stranieri; allo scopo di evitare che qualche padroncino voglia approfittare della crisi per conservarsi un dipendente non sindacalizzato e liberarsi di un rompiscatole, che vuole vedere riconosciuti i suoi diritti. Deve essere chiaro che gli immigrati devono rappresentare una risorsa, non un flagello per il mondo della produzione. Se volgiamo la nostra attenzione dall'Europa all'Italia ci accorgiamo che da noi si sono da anni agitate confusamente varie correnti di pensiero senza mai confrontarsi seriamente.
La voce della Chiesa, che ha sempre raccomandato caldamente di accogliere a braccia aperte chiunque venisse da noi in cerca di migliori condizioni di vita, certa che alla fine a sistemare le cose nel verso giusto ci penserà lo Spirito santo. Gli interessi dell'industria, soprattutto media e piccola, che collimano alla perfezione con quelli della criminalità organizzata, la più grande azienda del Paese in termini di capitali e di manodopera utilizzata, ai quali fa comodo un flusso disordinato di disperati disposti a lavorare a basso costo senza diritti sindacali o peggio ancora a divenire docile strumento dell'illegalità, dalla prostituzione allo spaccio di droga. I buonisti ad ogni costo, ai quali si è associata negli ultimi tempi anche la sinistra, che ha assunto sul problema un'atteggiamento estremamente accomodante ai limiti di un ipocrita ed irrealizzabile ecumenismo.
Alcune parole d'ordine hanno cominciato a circolare insistentemente sui mass media, dal Presidente della repubblica all'ultimo dei sindacaliasti pieddini:" Gli immigrati si prendono cura delle persone a cui più teniamo, anziani genitori e bambini...., senza di loro la nostra economia si fermerebbe..., i loro contributi previdenziali ci permettono di percepire ancora le nostre pensioni". Verità sacrosante a differenza della favola che si adattano a fare i lavori che gli Italiani non vogliono più fare. Andate a spiegarlo ai nostri camerieri, ai nostri operai generici, alle nostre commesse, alle nostre baby sitter ed a tutti coloro che ora più che mai sono alla disperata ricerca di un'occupazione, qualunque essa sia, per poter sopravvivere. Sono un esercito di giovani e meno giovani toccato nei propri interessi vitali ben diversi da quelli dei ricchi, preoccupati unicamente che la colf, filippina o cingalese, indossi una bella divisa o sappia cucinare e servire a tavola.
Il peso sociale dei flussi migratori disordinati, che si sono abbattuti e si abbattono sempre più su di noi lo pagano esclusivamente gli abitanti dei quartieri poveri, costretti a sgomitare non solo per un posto di lavoro, ma anche per l'assegnazione di un sussidio, un letto in ospedale o l'iscrizione all'asilo nido. Mentre gli insediamenti degli zingari sono divenuti contigui ai quartieri popolari dove sicurezza ed incolumità fisica stanno divenendo una mitica chimera, tra accattonaggio aggressivo verso gli anziani e le donne, furti e borseggi con frequenza quotidiana. Tra gli immigrati che lavorano onestamente e sono la maggioranza si sono infiltrati i criminali più incalliti, incoraggiati dalle nostre leggi ottusamente permissive e dalla nostra giustizia, che dire che è allo sfascio è fargli un complimento.
Lo dimostrano i dati diffusi dalle autorità: un reato su tre è compiuto da stranieri e solo una percentuale irrisoria arriva ad una condanna, nonostante abbiano intasato con la loro presenza e reso invivibili le nostre carceri. Si tratta di una tematica scottante, un drammatica guerra tra poveri sulla quale la Lega ha costruito la sua fortuna e la sinistra è naufragata miseramente alle elezioni. Un problema che fa tremare i polsi, che mette in dubbio il nostro futuro e che purtroppo non ha facili ed indolori soluzioni.
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