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mercoledì 21 marzo 2012

Il tempo

3/12/2007


Il tempo scandisce la vita dell’uomo e di tutto l’universo, inesorabilmente, imprime le rughe sul volto, tinge i capelli di bianco, increspa i muri, sgretola le rocce, corrode il ferro, fa appassire i fiori e marcire la frutta, è alla base del triste destino di tutti i viventi: il disfacimento. Una forza invisibile ed implacabile che non si ferma mai ed a cospetto della quale il percorso della nostra vita è meno che un’inezia.
L’umanità è in cammino da decine, forse centinaia di migliaia di anni e la nostra vita ne rappresenta una minuscola particella; immaginiamo di andare avanti nel tempo al 1 giugno (giorno della mia nascita…) del 2133, sarà una domenica, un giorno che non mi sarà concesso di vedere, ma non sarò il solo, non lo vedranno i neonati, né alcuno dei sette miliardi attualmente abitanti la Terra, né quelli che nasceranno domani o fra un mese o anche fra dieci anni. Se ci spostiamo indietro nel tempo al 17 marzo  del 1861(proclamazione del regno d’Italia) ci troviamo di nuovo, in un giorno così importante per la nazione nella quale viviamo, che nessuno di noi ha vissuto.
Meditando su queste due date così lontane se rapportate alla durata della vita dell’uomo, ma così insignificanti rispetto all’eternità, ci assale un senso di angoscia e di sgomento.
Affacciati per un trascurabile periodo al palcoscenico dell’universo provenienti da un  misterioso silenzio, precipitiamo rapidamente in un altro silenzio ancora più infinito.
L’intervallo tra questi due silenzi è il breve cammino della nostra vita.

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