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lunedì 19 marzo 2012

Gustave Courbet, il trionfo della bellezza

22/8/2007


Gustave Courbet è una delle figure di spicco nel panorama figurativo francese dell’Ottocento. Pioniere del Realismo, una corrente che si opponeva al convenzionalismo dell’Accademia che trionfava al Salon, contribuì con la sua arte innovativa a spianare la strada all’Impressionismo.
Il suo quadro più dirompente: l’Origine del mondo, suscitò le ire dei benpensanti, scandalizzati nel vedere realisticamente rappresentato il loro oscuro oggetto del desiderio, attraverso il quale erano venuti al mondo. Il suo dipinto più celebre: l’Atelier dell’artista, una galleria di personaggi di varie classi sociali riuniti ad osservare il lavoro del pittore, intento a fissare sulla tela le splendide fattezze di una deliziosa modella nuda  con le candide vesti ammucchiate ai suoi piedi.
La tela di cui ci occuperemo è un trionfo del seno, un inno alla tosta consistenza delle carni, un cantico alla morbidezza delle linee ed alla somma perfezione della creazione divina. Una tenera quanto vigorosa esaltazione del nudo femminile, costruita con amorevoli pennellate di colore chiaro e splendente, una magia di toni e di sfumature per glorificare le forme opulente della sua modella prediletta.
Donna tra le onde, eseguito nel 1868 e conservato al Metropolitan museum di New York, è un dipinto di palpitante sensualità, incentrato sul superbo seno di una fanciulla che emerge dai flutti ed orgogliosa espone alle carezze del vento la grazia di due emisferi prodigiosamente asciutti, culminanti in due areole di un rosa tenue ed evanescente. La posa è remissiva ed indifesa, mentre la sapiente positura delle braccia poste sulla testa accentua la perfezione delle linee, esaltata da un incarnato luccicante che contrasta  con il ciuffo di  timida peluria dell’ascella. Sono seni rigogliosi di salute e danno, palpabile, la sensazione della freschezza. Si ergono fieri ed audaci, pronti ad un assalto alla baionetta alle onde che cercano vanamente di ghermirli e lo stesso mare cede davanti al loro ardore come davanti ad una prua affilata e decisa.
La fanciulla emerge dal mare come una novella Venere dall’ineguagliata bellezza e sembra voler rinsaldare l’antico legame simbolico che lega la donna all’acqua, trattato da scrittori ed artisti di ogni tempo ed ogni luogo e che fu tema ricorrente nelle opere di Courbet, il quale si serve in questa tela della sua modella preferita, immortalata nelle sue straripanti forme anatomiche in più dipinti e della quale non conosciamo l’identità. L’iconografia è resa audace da una vena di pulsante erotismo e si pone in una delicata linea di confine tra romanticismo e realismo.
L’artista vuole evocare miti della classicità, dalle seducenti ninfe ad Anfitrite, dalle odalische dei serragli orientali alle perfide Baccanti e nella sua tela raggiunge una resa straordinaria nell’incarnato attraverso sottili variazioni di materia cromatica, lasciandosi alle spalle le fredde realizzazioni dei pittori accademici, statuari e frigidi, per approdare alla calda sensualità dei nudi resi celebri del pennello di Renoir. Questo palpitante realismo fu il segno distintivo più ammirevole nella pittura di Courbet e fu il motivo del suo successo tra contemporanei e posteri.

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