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mercoledì 28 marzo 2012

Guardiamo lontano

26/6/2009


Nuove tecniche per ridare la vista ai ciechi

Il nostro precedente articolo sull’argomento: la cecità, la più terebrante delle maledizioni (consultabile in rete) ha incontrato un inaspettato successo e sito dopo sito è rimbalzato tra gli addetti ai lavori, alcuni dei quali ci hanno contattato per metterci al corrente di alcuni progressi, tecnologici più che medici, che fanno ben sperare per un futuro, quando, speriamo al più presto, la cecità sarà relegata come assurda mostruosità nei libri di storia della medicina. 
A riguardo del bastone elettronico, dotato di sistema gps, per sostituire la funzione dei cani guida, l’avvocato Giorgio Pollio, del Lions di San Sebastiano al Vesuvio, il quale da anni si impegna a finanziare scuole per addestrare cani specializzati nell’accompagnamento,  ci ha informato che in Giappone alcuni studiosi stanno approntando uno strumento simile e pensano di essere molto vicini alla soluzione del problema.
Le notizie più confortanti ci giungono dall’Inghilterra dove alcuni bioingegneri, sull’esempio del meccanismo adoperato dai pipistrelli per orientarsi, hanno ideato un computer in grado di trasformare i contorni degli oggetti in suoni da trasmettere ad una serie di microchip impiantati nelle zone della corteccia cerebrale deputate alla percezione acustica, permettendo una forma di visione a chi nulla vede. Il dispositivo utilizza una particolare  macchina fotografica miniaturizzata montata sugli occhiali che converte le immagini in suoni diversi per tono, frequenza ed intensità.
Inoltre progrediscono le sperimentazioni per realizzare un occhio artificiale costituito da una serie di ricettori localizzati nella porzione occipitale dell’encefalo, specializzata nella visione, i quali percepiscono impulsi da sofisticati occhiali capaci di trasformare l’immagine in una serie di stimoli elettrici. 
A breve sul mercato sarà disponibile un occhio bionico, denominato Argus II, abilitato ad inviare informazioni ad elettrodi impiantati nella retina di pazienti affetti da retinite pigmentosa o degenerazione maculare, patologie relativamente diffuse, che conducono alla cecità. Il modello attuale riesce a raggiungere 16 pixel di visione sfruttando 16 elettrodi, appena si potranno maggiormente miniaturizzare i sensori ed a collocarne 60 in uno spazio ridotto, la visione sarà simile a quella naturale.
Sul fronte medico, mentre grande speranza è riservata ai progressi collegati alle cellule staminali, si è riusciti(la ricerca è stata pubblicata recentemente su Science) a far rigenerare rapidamente i nervi ottici in topi di laboratorio, bloccando alcuni geni che inibiscono la riproduzione neuronale.
Tra gli addetti al settore vi è un certo ottimismo e, se non verranno tagliati i finanziamenti, si spera di raggiungere presto lusinghieri risultati.

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