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domenica 18 marzo 2012

Frigidità addio

16/4/2007


Il problema della frigidità femminile rappresenta il motivo di più frequente consultazione dal sessuologo. Spesso la donna più che una frigidità assoluta lamenta una scarsa sensibilità erotica ed una difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Si tratta di una patologia che colpisce donne giovani e mature e molte pensano che non ci sia niente da fare.
Nel 50% dei casi la colpa è dell’uomo che eiacula troppo in fretta ed in tal caso il trattamento deve essere indirizzato alla cura del partner, quando invece l’origine della frigidità non è dovuta alla breve durata del rapporto sessuale si possono ottenere dei grossi risultati attraverso dei semplici esercizi sessuali che la donna, una volta istruita, eseguirà a casa per alcuni mesi. 
Durante il rapporto sessuale la sensazione di piacere viene provocata dalla contrazione di un gruppo di muscoli che costituisce la “piattaforma dell’orgasmo” e tra questi una grande importanza riveste il muscolo pubo coccigeo. Esso, poco noto agli stessi anatomici, ha il compito di sollevare la parete posteriore della vagina e di portarla a stretto contatto con la superficie del pene. Anomalie nella contrattilità di questo muscolo costituiscono la causa più importante nell’instaurarsi della frigidità.
Il primo ad interessarsi negli anni Quaranta ad esso fu Kegel, un ginecologo il quale ideò una serie di esercizi per rafforzarne il tono, che faceva eseguire alle pazienti sofferenti di incontinenza urinaria, riuscendo in circa l’80% dei casi ad evitare l’intervento chirurgico. Egli notò, ma soltanto come effetto collaterale sgradito, nelle sue pazienti spesso anziane, un aumento della reattività orgasmica. Gli studi del Kegel furono abbandonati dopo la sua morte e completamente dimenticati.
L’amplesso amoroso non è però soltanto una questione di efficienza muscolare, bensì un’attività nella quale il cervello ha grande importanza, essendo desiderio e piacere sessuale due manifestazioni squisitamente psichiche.
La vagina rappresenta nella donna adulta l’organo principale del piacere sessuale a differenza del clitoride, il quale è il primo organo a ricevere sensazioni voluttuose, che lentamente nel tempo tendono a spostarsi verso il fondo vaginale nella zona “mossa” dal muscolo pubo coccigeo ove viene a crearsi la sede definitiva del piacere integrale.
Alcuni autori hanno distinto le donne in vaginali e clitoridee a seconda della zona erogena più facilmente eccitabile ed hanno evidenziato che mentre nell’orgasmo clitorideo, dopo un picco di voluttà si ha un repentino abbassamento dell’eccitazione, analogamente a quanto avviene nel sesso maschile, nell’orgasmo vaginale l’acme è raggiunto dopo un’ascesa più lenta, le onde di voluttà sono più dolci e più ampie e dopo la fase della detumescenza la donna, nel caso dell’orgasmo vaginale,  è in grado, se il muscolo pubo coccigeo è efficiente, di riprovare immediatamente l’esperienza orgasmica.
L’importanza che, come abbiamo precedentemente illustrato riveste il muscolo dell’amore nel provocare l’orgasmo femminile ed il fatto che moltissime donne, oltre ad ignorarne completamente l’esistenza e la funzione, non sono in grado di contrarlo correttamente e con la dovuta energia, ha reso necessaria l’ideazione di uno speciale apparecchio il vaginometro di della Ragione(dal nome del sottoscritto), che potesse misurare con precisione la forza muscolare della vagina ed insegnare alla paziente la maniera corretta di contrarsi o rilasciarsi a seconda dei casi.
Il vaginometro permette un’indagine adeguata ad una misurazione della forza contrattile del muscolo ed è inoltre in grado di inviare dei segnali di stimolo nella vagina della donna, che le permettono di educare e di portare in breve tempo sotto il dominio della volontà l’azione del muscolo.
L’apparecchio è costituito da alcuni terminali di lattice duro, di forma eguale e di nove dimensioni diverse per adattarli alla vagina delle varie donne, essendo indispensabile una perfetta aderenza con le pareti vaginali per una corretta valutazione della forza contrattile del muscolo da esaminare. Dopo ogni misurazione o ciclo terapeutico, il terminale viene svitato dal cavetto elettrico a cui è collegato e viene disinfettato immergendolo per un certo tempo in liquidi battericidi.
Nell’interno di ogni terminale si trova un olio siliconato nel quale è posto un trasduttore, il quale percepisce le variazioni che avvengono nel fluido per effetto della contrazione dei muscoli vaginali e le trasmette, servendosi di un filo all’apparecchio misuratore, il quale oltre a porle all’attenzione del medico attraverso un ago, emette un segnale sonoro proporzionale all’energia contrattile del pubo coccigeo, sulla guida del quale la donna, opportunamente istruita dal ginecologo impara ad esercitare la forza di contrazione in maniera maggiore o minore a secondo di quanto è necessario.
Il terminale ha la stessa forma del “femtone”, che descriveremo in un prossimo articolo e presenta nei 2/3 superiori un ingrossamento ove sono posti i sensori che conducono al trasduttore i segnali provocati dalle contrazioni muscolari.
Durante la prima seduta quasi tutte le donne, una volta introdotto in vagina il tutore rigido di lattice, non sono in rado di contrarre o rilassare il muscolo richiesto ed in genere contraggono i glutei o gli addominali. Alla donna bisogna spiegare che il muscolo sul quale bisogna esercitare la propria attenzione è quello che si adopera quando, mentre sta urinando, vuole interrompere all’improvviso il getto di urina. Tale azione è familiare alla donna, che dopo pochi errori, riesce a contrarre il gruppo muscolare preciso per cui si può adoperare per la misurazione della forza contrattile del pubo coccigeo al vaginometro.


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