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giovedì 22 marzo 2012

Di nuovo polemiche sull’aborto

13/2/2008

Napoli - L’irruzione della polizia al policlinico di Napoli mentre si svolgeva un’interruzione di gravidanza alla 21° settimana (5 mesi) e la provocazione di Giuliano Ferrara che, in concomitanza dell’approvazione da parte dell’Onu di una moratoria sulla pena di morte, ha proposto una sosta di meditazione anche sull’aborto ed ha predisposto delle liste per le prossime elezioni ha riacceso le polemiche ed il dibattito sulla legge 194.
Vorrei fare qualche considerazione sul problema nella veste di addetto al settore da oltre 35 anni, più volte colpito ma non ancora abbattuto sempre in prima linea, e non nella comoda retroguardia dalla quale pontificano politici, opinionisti, medici e bioetici. 
La legge italiana è tra le più permissive del mondo e prevede la possibilità dell’aborto in qualsiasi momento della gestazione ove mai “siano accertate malformazioni del nascituro che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna”(art 6). Ciò significa che l’interruzione in teoria potrebbe essere attuata anche al nono mese di gestazione, ma in questo caso il termine più adatto è, senza ombra di dubbio, quello di infanticidio. Stabilire categoricamente un termine ultimo mi pare assolutamente necessario, soprattutto alla luce degli sviluppi delle tecniche di rianimazione, che permettono di tenere in vita un feto di 22 - 23 settimane.
Negli anni Settanta quando fu varata la legge in Italia ed in molte altre nazioni europee il problema demografico era assillante, mentre ora la crescita delle popolazioni occidentali è ampiamente deficitaria per cui bisogna porre in atto con urgenza dei validi correttivi, pena il tracollo della nostra civiltà nell’arco di 2 – 3 generazioni.
Bisogna garantire una presenza paritaria nei consultori di operatori laici e cattolici, affinché l’interruzione non sia la scelta obbligata, garantendo fondi al movimento per la vita ed ai centri di assistenza che sconsigliano il ricorso all’aborto.
Le tecniche di interruzione farmacologica della gravidanza sono una realtà attuata in tutto il mondo salvo in Italia e la 194 dovrebbe accogliere e codificare una metodica ben accetta dalle donne.

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