Ancora in testa alla classifica delle Top Ten, l’ultimo libro di Concita De Gregorio “Cosi è la vita, imparare a dirsi addio” Affronta il tema delicato della morte e cerca con garbo, tra aneddoti e letture di indicare il modo più adatto per spiegarlo ai bambini. Quando si racconta loro che il nonno è partito per un lungo viaggio, oppure è andato in cielo, i bambini, nel loro candore, covano la speranza che un giorno possa tornare, mentre invece il distacco è definitivo. L’autrice al posto di queste scorciatoie, insegna a dire la verità in un modo così delicato da farne un vero inno alla vita. E come la morte anche la vecchiaia ci fa paura, per cui un culto disperato del corpo, che attraverso la chimera della chirurgia plastica, costringe sempre più donne a vivere in uno squallido “Burka di silicone”. Non amiamo parlare della morte, l’unica certezza che abbiamo, ci infastidisce solo il pensiero, ci comportiamo come se si trattasse di un argomento che non ci riguarda, siamo cosi impegnati a lavorare, ad occupare ogni istante di tempo libero, a divertirci, a viaggiare, sempre di fretta, senza un momento di sosta per meditare sull’epilogo della nostra vita. Oggi più di ieri temiamo la morte, l’ultimo tabù che ci è rimasto dopo aver distrutto tutti gli altri dal sesso all’amor patrio, che ci attanagliavano da tempi lontani. La nostra società, profondamente secolarizzata vuole allontanare l’idea della fine della nostra vita terrena, perché è un pensiero che ci induce ad esacerbanti esercitazioni metafisiche sul motivo della nostra esistenza, sul nostro destino, su Dio. Oggi si muore in assoluta solitudine, nessuno è in grado di sussurrare quelle dolci parole di cui hanno bisogno i morituri, nessuno sa più stringere quelle mani tremanti per infondere coraggio e rassegnazione.
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venerdì 10 febbraio 2012
Così è la vita, imparare a dirsi addio:
L’ultimo libro di Concita De Gregorio
Ancora in testa alla classifica delle Top Ten, l’ultimo libro di Concita De Gregorio “Cosi è la vita, imparare a dirsi addio” Affronta il tema delicato della morte e cerca con garbo, tra aneddoti e letture di indicare il modo più adatto per spiegarlo ai bambini. Quando si racconta loro che il nonno è partito per un lungo viaggio, oppure è andato in cielo, i bambini, nel loro candore, covano la speranza che un giorno possa tornare, mentre invece il distacco è definitivo. L’autrice al posto di queste scorciatoie, insegna a dire la verità in un modo così delicato da farne un vero inno alla vita. E come la morte anche la vecchiaia ci fa paura, per cui un culto disperato del corpo, che attraverso la chimera della chirurgia plastica, costringe sempre più donne a vivere in uno squallido “Burka di silicone”. Non amiamo parlare della morte, l’unica certezza che abbiamo, ci infastidisce solo il pensiero, ci comportiamo come se si trattasse di un argomento che non ci riguarda, siamo cosi impegnati a lavorare, ad occupare ogni istante di tempo libero, a divertirci, a viaggiare, sempre di fretta, senza un momento di sosta per meditare sull’epilogo della nostra vita. Oggi più di ieri temiamo la morte, l’ultimo tabù che ci è rimasto dopo aver distrutto tutti gli altri dal sesso all’amor patrio, che ci attanagliavano da tempi lontani. La nostra società, profondamente secolarizzata vuole allontanare l’idea della fine della nostra vita terrena, perché è un pensiero che ci induce ad esacerbanti esercitazioni metafisiche sul motivo della nostra esistenza, sul nostro destino, su Dio. Oggi si muore in assoluta solitudine, nessuno è in grado di sussurrare quelle dolci parole di cui hanno bisogno i morituri, nessuno sa più stringere quelle mani tremanti per infondere coraggio e rassegnazione.
Ancora in testa alla classifica delle Top Ten, l’ultimo libro di Concita De Gregorio “Cosi è la vita, imparare a dirsi addio” Affronta il tema delicato della morte e cerca con garbo, tra aneddoti e letture di indicare il modo più adatto per spiegarlo ai bambini. Quando si racconta loro che il nonno è partito per un lungo viaggio, oppure è andato in cielo, i bambini, nel loro candore, covano la speranza che un giorno possa tornare, mentre invece il distacco è definitivo. L’autrice al posto di queste scorciatoie, insegna a dire la verità in un modo così delicato da farne un vero inno alla vita. E come la morte anche la vecchiaia ci fa paura, per cui un culto disperato del corpo, che attraverso la chimera della chirurgia plastica, costringe sempre più donne a vivere in uno squallido “Burka di silicone”. Non amiamo parlare della morte, l’unica certezza che abbiamo, ci infastidisce solo il pensiero, ci comportiamo come se si trattasse di un argomento che non ci riguarda, siamo cosi impegnati a lavorare, ad occupare ogni istante di tempo libero, a divertirci, a viaggiare, sempre di fretta, senza un momento di sosta per meditare sull’epilogo della nostra vita. Oggi più di ieri temiamo la morte, l’ultimo tabù che ci è rimasto dopo aver distrutto tutti gli altri dal sesso all’amor patrio, che ci attanagliavano da tempi lontani. La nostra società, profondamente secolarizzata vuole allontanare l’idea della fine della nostra vita terrena, perché è un pensiero che ci induce ad esacerbanti esercitazioni metafisiche sul motivo della nostra esistenza, sul nostro destino, su Dio. Oggi si muore in assoluta solitudine, nessuno è in grado di sussurrare quelle dolci parole di cui hanno bisogno i morituri, nessuno sa più stringere quelle mani tremanti per infondere coraggio e rassegnazione.
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