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lunedì 30 novembre 2020

Dagli uffici postali Sos: siamo in agonia

 




Tra i tanti disservizi offerti generosamente ai cittadini, dall'attesa estenuante di funicolari, metropolitane e autobus, al carente controllo dell'ordine pubblico, un encomio particolare spetta agli uffici postali, ovunque dislocati, che fanno attendere, spesso per ore, a volte sotto la pioggia, i cittadini, quasi sempre over 70, a causa di carenza di personale, perché nel rispetto di una triste regola generale, chi va in pensione non viene sostituito. Mancano i soldi, ma soprattutto latita una classe politica in grado di affrontare i problemi di una società alla deriva.


Achille della Ragione

 

 

Il Mattino, pag. 38 - 5 dicembre 2020

 

venerdì 27 novembre 2020

Maradona, per lui il San Paolo

 

La Repubblica N - 27 novembre 2020
- pag. 23 -


Napoli è in lutto per la morte del pibe de oro, il quale vivrà in eterno nel ricordo, non solo dei tifosi, ma di tutti i Napoletani, riconoscenti per aver permesso alla città di fregiarsi di due scudetti, impresa mai riuscita in precedenza.
In attesa di una piazza e di un monumento bisogna quanto prima intitolare lo stadio di Fuorigrotta al suo nome, San Paolo non si offenderà, lui si interessa di cose ben più serie.


Il Mattino - 28 novembre 2020
- pag. 42 -


giovedì 26 novembre 2020

10 inediti di pittura napoletana dal Cinquecento all’Ottocento

 

fig.1 - Teodoro D'Errico - Fanciulla in meditazione



Continuamente antiquari e collezionisti mi inviano foto di dipinti di scuola napoletana, chiedendomi un parere sull’attribuzione e questa circostanza mi permette di visionare una cospicua mole di inediti, fornendo gratuitamente pareri sull’autore e chiedendo un piccolo contributo spese solo se mi viene richiesto un articolo dal valore di expertise, che, viene pubblicato su riviste cartacee e telematiche ed inoltre viene inviato ad una mailing list di oltre 4000 addetti al settore: antiquari collezionisti, docenti universitari, direttori di musei etc.
Alcuni di questi dipinti sono di notevole qualità, come nel caso di questi dieci che, in attesa che i proprietari sciolgano la prognosi, voglio presentare ai miei affezionati lettori.
Partiamo in rigoroso ordine cronologico mostrando una Fanciulla in meditazione (fig.1) eseguita da Dirk Hendricksz, più noto a Napoli come Teodoro D’Errico, il quale fu uno dei pittori fiamminghi che più influenzò la cultura pittorica dell'Italia meridionale. Documentato a Napoli a partire dal 1573, quando realizza per la chiesa di San Severo la pala con Madonna e santi visse a lungo nella capitale vicereale, per ritornare poi in patria dove morì ad Amsterdam nel 1618, anno in cui nacque il quinto figlio del suo secondo matrimonio.
 Il dipinto in esame è intriso da una palpabile dolcezza e la fanciulla sembra insensibile ad ogni avvenimento esterno tutta presa dai suoi pensieri. 

 

fig.2 - Giovanni Antonio D. Amato -
Madonna col Bambino - 73x62


Anche la seconda tela che presentiamo, una Madonna col Bambino (fig.2) attribuibile con certezza a Giovanni Antonio D’Amato è intrisa da una garbata punta di devozione familiare e presenta un dolce impasto cromatico proprio delle origini baroccesche del suo autore, che nasce come pittore devozionale, ma per una parte del suo percorso artistico sarà attirato dal naturalismo dei primi caravaggeschi napoletani, a tal punto da confondersi a loro in alcune opere come nel Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia della collezione Pellegrini a Cosenza, attribuito in passato a Beltrano o a Vitale. La sua attività proseguirà fino agli inoltrati anni Quaranta non solo a Napoli ed in costiera amalfitana, ma si irradierà anche verso la Calabria e la Puglia, fino a quando i tempi dell’ultima Maniera, anche se aggiornati al lume caravaggesco, non saranno esauriti definitivamente. 

 

fig.3 - Antonio De Bellis -
Venere e Adone - 200x153

      
Entriamo poi nel secolo d’oro con una sensuale opera di ispirazione mitologica: Venere e Adone (fig.3) di Antonio De Bellis, una figura fino a trenta anni fa quasi sconosciuta alla critica e della quale non possediamo alcun dato biografico certo, essendosi dimostrato mendace il referto dedominiciano della data di morte, il De Bellis si staglia prepotentemente tra i più alti pittori del Seicento non solo «nostro» ma italiano. Un altro dei grandi del nuovo naturalismo napoletano, che medita ed opera, inizialmente, tra il Maestro degli annunci e Guarino, per poi virare verso Stanzione ed il Cavallino pittoricista. Intuizione già felicemente avanzata dal Causa nella sua brillante e precorritrice esegesi del 1972 sull’allora ignoto pittore e sulla base dell’unica opera che gli veniva assegnata, il ciclo carolino nella chiesa napoletana di San Carlo alle Mortelle, che si riteneva eseguita in coincidenza con l’infuriare della peste. Nel dipinto che prendiamo in esame grazia e desiderio si accoppiano felicemente, mentre la tavolozza sembra vibrare sull’onda dell’emozione che compenetra i due protagonisti. 

   

fig.4 - Andrea Vaccaro -
Fanciulla ben dotata


Passiamo poi ad ammirare una Fanciulla ben dotata (fig.4), che espone le sue grazie all’osservatore, mentre pudicamente volge lo sguardo al cielo, segno indefettibile di ispirazione alla lezione di Guido Reni. L’autore senza ombra di dubbio è Andrea Vaccaro, artista abile nel dipingere donne, sante che fossero, pervase da una vena di sottile erotismo, d’epidermide dorata, dai capelli bruni o biondi, di una carnalità desiderabile sulle cui forme egli indugiò spesso compiaciuto col suo pennello, a stuzzicare e lusingare il gusto dei committenti, più sensibili a piacevolezze di soggetto, che a recepire il messaggio devozionale che ne era alla base. Egli si ripeté spesso su due o tre modelli femminili ben scelti, di lusinghiere nudità, che gli servirono a fornire mezze figure di sante martiri a dovizia tutte piacevoli da guardare, percepite con un’affettuosa partecipazione terrena, velata da una punta di erotismo, con i loro capelli d’oro luccicanti, con le morbide mani carnose e affusolate nelle dita, con le loro vesti blu scollate, tanto da mostrare le grazie di una spalla pallida, ma desiderabile. I volti velati da una sottile malinconia e con un caldo languore nei grandi occhi umidi e bruni, che aggiungono qualcosa di più acuto alla sensazione visiva delle carni plasmate con amore e compiacimento.         
Per chi volesse sapere di più su Vaccaro invito a consultare la mia monografia
https://achillecontedilavian.blogspot.com/2014/09/view-andrea-vaccaro-on-scribd.html

 

fig.5 - Nicola Vaccaro e Andrea Belvedere - Flora

 

fig.6 - Nicola Malinconico - Immacolata - 120x100



Passiamo ora dal padre al figlio Nicola, il quale, in collaborazione con Andrea Belvedere, esegue una Flora (fig.5) di conturbante bellezza e di lusinghiera nudità, in compagnia di un puttino, che la circonda di fiori profumati, che gareggiano, sconfitti in partenza, con l’afrore che promana prepotente da un corpo in grado di stregare l’osservatore e lasciarlo col fiato sospeso.     
A cavallo dei due secoli va collocata una maestosa Immacolata (fig.6) di Nicola Malinconico, di proprietà di un ​ facoltoso ginecologo di Acerra: Guglielmo Pepe, proprietario di una importante collezione alla quale abbiamo dedicato una monografia consultabile in rete digitando: La collezione Pepe e tanti altri capolavori.​ Ritornando al dipinto, possiamo sottolineare come la figura principale: l’Immacolata risulta esemplata partendo dai modelli mariani rappresentati nelle tele della chiesa della Croce di Lucca, successivamente rielaborate in immagini relative alla sempre vergine.  Ritornando al dipinto, possiamo sottolineare come la figura principale: l’Immacolata risulta esemplata partendo dai modelli mariani rappresentati nelle tele della chiesa della Croce di Lucca, successivamente rielaborate in immagini relative alla sempre vergine.   

 

fig.7 - Antonio Sarnelli -
Madonna col Bambino e S. Giuseppe

Fig.8 - Giovanni Sarnelli - La Madonna col Bambino ascolta l'invocazione di un santo -
firmato Gio. Sarnelli  1760 - 76x66 -

  
Entriamo ora nel secolo dei lumi esaminando un quadro, raffigurante una Madonna col Bambino e San Giuseppe (fig.7), in passato attribuito da alcuni studiosi alla bottega di Massimo Stanzione e che, viceversa, dall’esame del volto dei protagonisti richiama a gran voce la paternità di Antonio Sarnelli, il più famoso di una famiglia di artisti napoletani attivi nel Settecento, a me cari ed a cui ho dedicato una breve monografia consultabile in rete digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2012/03/i-sarnelli-una-famiglia-di-pittori.html
Il più famoso dei fratelli, Antonio, nato a Napoli il 17 gennaio del 1712, si ispira nella seconda metà del secolo XVIII, oltre che al De Matteis, di cui è a bottega, agli esempi del Giordano e del Solimena, lavorando nelle chiese di Napoli e provincia e molto anche fuori della regione in Calabria e Puglia.
Il suo stile è facilmente riconoscibile e si esprime in una prosa meno alata dei grandi artisti che dominano la scena, ma soddisfacendo una vasta committenza esclusivamente ecclesiastica.
Egli cerca di recuperare, se non l’inimitabile seduzione cromatica dei modelli di riferimento, almeno la freschezza dell’intonazione devozionale e la sapidità del racconto.
Frequentemente dei suoi quadri transitano nelle aste, anche internazionali e non gli vengono attribuiti, perché ancora poco noto, anche agli specialisti del Settecento.
Il secondo fratello, Giovanni, è noto soprattutto per i suoi dipinti conservati nella chiesa del Carmine a piazza Mercato ed è l’autore della spettacolare tela che presentiamo, raffigurante la Madonna col Bambino che ascolta la preghiera di un santo (fig.8), la quale, essendo firmata e datata, 1760, costituisce un’aggiunta importante al catalogo dell’artista e giustifica il sacrificio economico del proprietario, un medico napoletano che, per acquistarla ha speso tutti i suoi risparmi.   

 

fig.9 -  Giuseppe Carelli - Paesaggio - 35x21

 

fig.10 - Giuseppe  Carelli - Paesaggio -  35 x21


Concludiamo in bellezza con due panorami mozzafiato (fig.9–10) eseguiti da Giuseppe Carelli, anche lui esponente di una famiglia di pittori come il padre Consalvo, il nonno Raffaele e gli zii Gabriele ed Achille. Egli fu abile paesaggista. Nelle sue opere emergono, oltre al gusto lirico che caratterizzò la Scuola di Posillipo, raffigurazioni di scene ed elementi urbani della Napoli del suo tempo.  
Rappresentò anche altri posti in quanto viaggiò molto confrontandosi con diverse scuole pittoriche. Oltre alle grandi tele ad olio produsse certamente gouaches (acquarelli su carta destinati ai turisti), incisioni all'acquaforte e litografie, tutte appartenenti ora a collezioni private. Morì a Portici ove operarono Eduardo Dalbono e Giuseppe Mancinelli, esponenti della Scuola di Resìna.

Achille della Ragione

martedì 24 novembre 2020

Pietro Malinconico un pittore da conoscere

 

fig.1 - Pietro Malinconico Crocefissione -firmata e datata 1776-
Napoli chiesa di S. Maria di Gerusalemme



I Malinconico rappresentano una dinastia di pittori napoletani che lavora a partire dalla seconda metà del Seicento per quasi un secolo e di questa alacre famiglia conosciamo Andrea, il capostipite (Napoli 1635–1698), i suoi figli Nicola (Napoli 1663-1727) ed Oronzo (Napoli 1664?–1709) ed un nipote, Carlo, figlio di Nicola e nato a Napoli nel 1705, il quale ha realizzato uno splendido Trionfo dell’Immacolata, firmato e datato 1734, per la chiesa di S. Donato ad Orta di Atella.
Per avere dettagli sui pittori ora citati basta consultare il mio blog www.dellaragione.eu e digitare il nome dell’artista di cui si vuole approfondire la conoscenza.
 
 
fig.2 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma  -
Affresco - firmato e datato 1783 -
Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

 
fig.3 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma -
Affresco - firmato e datato 1783 - (particolare) Frattamaggiore, palazzo Iadicicco



Il pittore che vogliamo presentare ai lettori in questo nostro articolo: Pietro Malinconico è documentato nel 1776 e nel 1783, per cui potrebbe essere un discendente della nota famiglia, oppure un semplice caso di omonimia, ma la sua pennellata richiama a viva voce l'imprinting stilistico dei suoi ipotetici antenati, per cui, in attesa di elementi documentari, lasciamo la questione in sospeso.
Se cerchiamo il suo nome nel catalogo della memorabile mostra Civiltà del Settecento non ne troveremo traccia e lo stesso se consultiamo la Bibbia della pittura del secolo dei lumi, costituita dai tre volumi pubblicati da Nicola Spinosa. Viceversa sfogliando il ponderoso volume del Galante sulla Napoli Sacra, rivisitato dagli specialisti della Sovrintendenza nel 1985, troveremo notizie imprecise, confusione con Andrea e notizie di affreschi non più esistenti. Unica eccezione il terzo fascicolo della serie sulle chiese napoletane, che finalmente cita un'opera dell'artista (senza riprodurre la foto), conservata nella mitica chiesa di S. Maria di Gerusalemme più nota come Trentatrè, dal numero delle monache che venivano ammesse.
Cominciamo a colmare questa lacuna mostrando ai lettori la foto (fig.1) dell’affresco, firmato e datato 1776, recuperata nel nostro archivio di immagini.
Ma la vera chicca la possiamo far ammirare grazie alla cortesia di una nobildonna, Bianca Iadicicco, che ci ha fornito alcune foto del salone (fig.2) del palazzo della sua famiglia, sito in Frattamaggiore, una cittadina alle porte di Napoli, nel quale giganteggia un superbo affresco (fig.3–4) eseguito da Pietro Malinconico nel 1783, mentre sulle pareti laterali sono presenti altri affreschi (fig.5–6) di qualità eccelsa da attribuire ad un altro pittore da identificare.
Una visione da favola ed un nuovo pittore che si presenta sull’affollato palcoscenico del Settecento napoletano.


Achille della Ragione  

  

fig. 4 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma -
Affresco - firmato e datato 1783 - (particolare firma e data) Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

 

fig. 5 -  Dettagli del salone -
Frattamaggiore palazzo Iadicicco

  

fig. 6 - Affreschi sulle pareti -
Frattamaggiore palazzo Iadicicco


P.S. Un anonimo lettore dell’articolo mi ha comunicato che nella Chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo, sita a Miano, frazione di Napoli, nella navata di destra un portale settecentesco, dà accesso alla ex Congrega del SS. Sacramento, la cui costruzione iniziò nel XVII secolo. Si tratta di un ambiente caratterizzato da delicati stucchi rococò con alle pareti due affreschi raffiguranti “Gesù nell’orto” e l’ ”Ultima cena” firmati da Pietro Malinconico nel 1807. Nell'attesa di una documentazione fotografica vogliamo riferire la notizia a studiosi ed appassionati. 

Grazie ad un mio fedele follower: Renato Albert, sono riuscito ad avere le foto dei due affreschi, (fig7-8), che però non sono firmati e solo il secondo è datato (1807), in numeri arabi e non romani, come nell'affresco di palazzo Iadicicco a Frattamaggiore. Lo stile dei dipinti sembra diverso da quello delle opere certe, per cui, in attesa di ulteriori documentazioni, bisogna tenere sospesa l'attribuzione a Pietro Malinconico.

 

fig. 7 - Pietro Malinconico (attribuito) -
Ultima cena

 

fig. 8 - Pietro Malinconico (attribuito) -
Gesù nell'orto (datato 1807)

   

Pietro Malinconico,
 Madonna del Carmine - (127x205)
 firmato e datato 1811, Crispano
 collezione Di Micco

 

 

 

 


mercoledì 18 novembre 2020

PAOLO DE MAJO opera completa

 

In copertina: Paolo De Majo - Addolorata -
Acerra collezione Pepe





Prefazione


Paolo De Majo è tra gli allievi più validi del Solimena e nonostante la sua notevole produzione, sia per le chiese, che per committenti privati è poco noto al grande pubblico, perché si è persa nell’oblio una valida monografia che gli dedicò nel 1977 il compianto Mario Alberto Pavone. In seguito poco spazio gli è stato riservato, sia nel catalogo della grande mostra Civiltà del Settecento, sia nei volumi che Nicola Spinosa ha licenziato sul secolo dei ”lumi”.
Ho ritenuto perciò opportuno far conoscere a studiosi ed  appassionati questo pittore, partendo dai dati biografici, per passare poi ad un corposo capitolo sui suoi dipinti presenti nelle chiese napoletano e poi dei brevi contributi su quadri dislocati fuori della ex capitale.
Concludo in bellezza con una copiosa serie di tavole a colori, per realizzare la quale fondamentale è stato il contributo di Dante Caporali, che possiede un archivio immenso e di Maddalena Pucino che si è recata personalmente nella chiesa di S. Nicola alla Carità e mi ha fornito delle splendide foto delle tele conservate nella cappella dedicata a Carlo Carafa di recente restaurate così come avvenuto per tutti gli altri dipinti grazie all’amore che il parroco Don Mario Rega ha per la sua splendida Chiesa, sicuramente una delle più belle di Napoli.
Non mi resta che augurare a tutti una piacevole quanto proficua lettura.
Achille della Ragione

Napoli novembre 2020

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3^ di copertina: 
Achille pontifica ai suoi discepoli ex cattedra
a Donnaregina Nuova



INDICE

  • Prefazione
  • Biografia dell’artista
  • Paolo De Majo nelle chiese napoletane
  • Un dipinto di Paolo De Maio a Latiano   
  • La Madonna Addolorata nella cattedrale di Rossano (Cosenza)
  • Indice delle tavole



1^ edizione Napoli novembre 2020


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4^ di copertina:  Ignoto pittore del Seicento napoletano
- Carlo Carafa -Napoli collezione della Ragione


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Paolo De Majo.pdf by kurosp on Scribd





venerdì 13 novembre 2020

Paolo De Majo nelle chiese napoletane

fig.1  Chiesa di S. Maria della Consolazione a Villanova (facciata)


Paolo De Majo ci ha lasciato le sue opere più importanti fuori della capitale, ma anche le chiese napoletane possono vantare un patrimonio cospicuo di dipinti, che illustreremo in questo nostro articolo, partendo da due spettacolari quadri che adornano l’interno della chiesa di S. Maria della Consolazione a Villanova e che stranamente non vengono citati nè da Mario Alberto Pavone nella sua fondamentale monografia sull’artista, né, addirittura, nella rivisitazione esaustiva della Guida sacra della città di Napoli del Galante eseguita nel 1985 dalla equipe della Sovrintendenza coordinata da Nicola Spinosa, vera e propria Bibbia, da cui sono poi nati i 15 fascicoli della Napoli sacra, che sono presenti nelle biblioteche di studiosi ed appassionati.                      
Nel casale di Villanova vi è la chiesa di Santa Maria della Consolazione (fig.1) dalla spettacolare pianta esagonale, realizzata nel 1737 da Ferdinando Sanfelice, regno incontrastato per oltre cinquanta anni del leggendario parroco Giuseppe Capuano, morto in odore di santità.
Una chiesa di grande interesse, fuori dagli itinerari turistici e sconosciuta anche ai cultori del nostro patrimonio artistico, frequentata solo dai fedeli, tra i quali le mie zie centenarie: Giuseppina, Elena e Adele ed alla quale sono particolarmente affezionato, perché il parroco di cui sopra era un mio pro zio e fra cento anni o poco più mi piacerebbe si celebrasse il mio funerale.      
Al momento della ricostruzione sanfeliciana risalgono i due spettacolari pendant eseguiti da Paolo Di Majo, che accolgono gioiosamente il visitatore. Essi raffigurano la Natività (fig.2) e la Madonna col Bambino con i santi Agostino, Monica, Gennaro ed Antonio (fig.3). Sono due autentici capolavori, eseguiti negli anni in cui l’artista lavorava presso la bottega del Solimena, quando questi era intento ad approfondire la sua esperienza in senso classicista. Essi sono la testimonianza della predilezione del Di Majo per formule geometrizzanti e la ripresa di elementi culturali neocinquecenteschi, in opposizione alle contemporanee proposte di Domenico Antonio Vaccaro. L’adesione del pittore alle direttive ecclesiastiche, volte a depurare le immagini sacre da ogni pur minimo carattere di laicità e interessate alla diffusione del culto mariano, si manifesta pienamente nei due dipinti in esame.    

 

fig.2 - Paolo De Majo - Nativitá -
Napoli chiesa di S. Maria della Consolazione a Villanova
 
fig.3 - Paolo De Maio - Madonna col Bambino ed i SS Agostino, Monica, Gennaro ed Antonio -
Napoli chiesa di S. Maria della consolazione a Villanova.
 

Ci trasferiamo ora dalla zona chic della città in un quartiere plebeo e periferico: Barra, dove nella chiesa di San Domenico si può ammirare un’imponente pala d’altare, firmata e datata 1772, raffigurante la Circoncisione di nostro Signore (fig.4) Passiamo ora ad esaminare tre dipinti conservati nella chiesa di San Nicola alla Carità,  di recente restaurati e restituiti all’antico splendore, trasferiti dalla precedente collocazione nella prima cappella entrando a destra (fig.5) dedicata a Carlo Carafa (fig.6), un illustre personaggio della Napoli seicentesca, fondatore della Congregazione dei Padri Pii Operari. Essi rappresentano lo Sposalizio della Vergine (fig.7), che funge da pala d’altare, una delle prime opere dell’artista, eseguita sotto l’influsso della didattica accademica solimenesca e sui lati due ovali raffiguranti San Carlo Borromeo e San Filippo Neri (fig.8–9) attribuiti in passato dal Galante ad Alessio D’Elia, ma giustamente attribuiti al De Majo da Mario Alberto Pavone.     

 

fig.4 - Paolo De Majo - Circoncisione di Gesù - firmata e datata 1772 -
Napoli chiesa di S. Domenico a Barra

fig.5 - Chiesa di San Nicola alla Caritá - cappella a destra

 

fig.6 - Ignoto pittore napoletano del Seicento - Carlo Carafa - 100x75 -
Napoli collezione della Ragione

fig.7 - Paolo De Majo - Sposalizio della Vergine - 220 x130 -
Napoli chiesa di San Nicola alla Caritá

 

fig.8 - Paolo De Majo - San Carlo  Borromeo - 120x60 -
Napoli chiesa di San Nicola alla Caritá

fig.9 - Paolo De Majo - San Filippo Neri - 120x60 -
Napoli chiesa di S. nicola alla Caritá

Un’altra chiesa particolarmente ricca di quadri del De Majo e la SS. Trinità dei Pellegrini, che, nel coro, conserva quattro grosse tele, eseguite nel 1766, raffiguranti gli evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni (fig.10–11–12–13).   
Il Pavone cita poi una S. Barbara, eseguita a suo parere nell’ultimo decennio di attività dell’artista ed una S. Maria della Purità, firmata e datata 1769.  
Ci portiamo ora nella chiesa del Carmine situata nei pressi di piazza Mercato e ci confrontiamo con altri due capolavori: una Madonna con Bambino e S. Teresa e S. Maria Maddalena dei pazzi (fig.14), eseguita prima del 1770 e che presenta tangenti analogie con una tela eseguita nel 1772 per la chiesa di Donnaromita e poi una Trinità che appare a San Gennaro e S. Irene (fig.15), firmata e datata 1734.     
Il Pavone cita poi due quadri raffiguranti l’uno la beata Giovanna Scopelli e l’altro il beato Angelo Mazzinghi, rammentando che nel manoscritto del Moscarella, intitolato Cronistoria del Real Convento del Carmine Maggiore, si trova scritto che i due ritratti furono eseguiti nel 1775 dietro il pagamento di 24 ducati. A due passi, sempre nella piazza Mercato, nella chiesa della Croce al Mercato, chiusa al pubblico da decenni, dovrebbe trovarsi, ladri permettendo, una S. Maria della Purità eseguita per la cappella serotina istituita da S. Alfonso nel vicolo dei berrettari, quando era cappellano Gaspare Russo, tra il 1772 ed il 1773. Dopo la distruzione della cappella nel 1943 passò nella cappella della Croce.          

 

fig.10 - Paolo De Majo - Evangelista Marco - 220x170 -
Napoli chiesa Arciconfraternita dei Pellegrini

fig.11 - Paolo De Majo - Evangelista Matteo - 220x170 -
Napoli chiesa dell'Arciconfratrnita dei Pellegrini

fig.12 - Paolo De Majo - Evangelista Luca - 220 x170 -
Napoli chiesa dell'Arciconfraternita dei Pellegrini

fig.13 - Paolo De Majo - Evangelista Giovanni - 220x170 -
Napoli chiesa dell'Arciconfratrnita dei Pellegrini

 

fig.14 - Paolo De Majo -Madonna con Bambino e sante - 250 x180 - firmato -
Napoli chiesa del Carmine
  

 

fig.15 - Paolo De Majo -  Madonna che appare a San Gennaro e S. Antonio -350x220 -
firmato e datato - Napoli chiesa del Carmine


E rimanendo nel campo vastissimo delle chiese chiuse vogliamo rammentare un gigantesco dipinto di 7 metri per 3 raffigurante Il miracolo di San Vincenzo Ferreri (fig.16), ancora presente, disdegnato dai ladri, nella chiesa di Gesù e Maria. Una altro edificio religioso ricco di capolavori e negato alla fruizione da decenni è  Donnaromita, dove si conserva una Madonna del Rosario (fig.17) dai colori rutilanti ed un più modesto San Francesco di Paola (fig.18).

 

fig.16 - Paolo De Majo - Miracolo di S. Vincezo Ferreri - 330x730 -
Napoli chiesa Gesù e Maria

fig.17 - Paolo De Majo - Madonna del Rosario - firmata e datata 1772 -
Napoli chiesa di Donnaromita

 

fig.18 - Paolo De Majo - San Francesco di Paola -
Napoli chiesa di Donnaromita

  
Passiamo ora ad esaminare un vero capolavoro: una Sacra Famiglia (fig.19–20), conservata nella chiesa dei Padri della Missione ai Vergini, in un apposito vasto ambiente (fig.21).  
La nostra carrellata volge al termine, presentiamo prima due ritratti di Evangelisti (fig.22–23) presenti nella chiesa di Santa Maria Egiziaca, dove si possono ammirare anche quattro tele raffiguranti delle Virtù, posizionati al di sotto della cupola ai lati delle due finestre, eseguiti in contemporaneità con gli Evangelisti.   

 

fig. 19 - Paolo De Majo - Sacra Famiglia - 400x300 firmata e datata 1740 -
Napoli chiesa dei Padri della missione ai Vergini

 

fig. 20 - Paolo De Majo - Sacra Famiglia - 400x300 - firmata e atata 1740 - (particolare)
Napoli chiesa dei Padri della Missione a Vergini

 

fig.21 - Paolo De Majo - Sacra Famiglia - 400x300 - firmata e datata 1740 - 
Napoli chiesa dei Padri della Missione a Vergini
 

fig.22 - Paolo De Majo -  Evangelisti - firmato e datato 1739 -
Napoli chiesa S, Maria Egiziaca

 

fig.23 - Paolo de Majo - Evangelisti - firmato e datato 1739 -
Napoli chiesa S. Maria Egiziaca



Ci portiamo poi nel Duomo, dove nella sacrestia, vi sono due ovati (fig.24–25), raffiguranti lì Annunciazione e la Trinità, tra le primissime opere eseguite dal pittore.      
E concludiamo in bruttezza, maledicendo i nostri finti alleati, che durante l’ultima guerra ci sottoposero ad oltre cento bombardamenti, distruggendo infiniti monumenti, tra cui S. Chiara, dove si trovava l’Ezechiele ed il S. Agostino, che possiamo solo vedere in foto.

Achille della Ragione

 

 

fig.24 - Paolo De Majo - Annunciazione - 30x20 -
Napoli Duomo sacrestia

 

fig.25 - Paolo de Majo -  SS Trinitá - 30x20 -
Napoli Duomo sacrestia


 

fig.26 -Ezechiele e S. Agostino (distrutti) -Napoli chiesa di S. Chiara