giovedì 15 marzo 2012

Un originale albero di Natale

19/12/2005




Una eccezionale rarità iconografica, che farà discutere a lungo storici dell’arte e del costume, bacchettoni e antropologi, è ritornata alla luce, dopo secoli di forzato oblio, a Massa Marittima, ridente paesino toscano dal glorioso passato medioevale: un albero dai frutti prodigiosi. Non si tratta né di pomi né di agrumi, bensì di sessi maschili, numerosi ed al punto giusto di maturazione.


Pochi dei miei lettori, solo i più affezionati, ricorderanno un mio articolo di circa 10 anni fa, ripubblicato ora nella miscellanea “Le ragioni di della Ragione”, che rendeva conto di una mia rara scoperta iconografica. Un affresco, risalente al secolo XIV, con un Cristo nudo, che esponeva senza pudicizia i suoi attributi virili, che si erano salvati dalla furia iconoclasta del tempo, perchè la chiesa che lo ospitava era stata coperta da una successiva, la quale aveva funzionato, fino a pochi anni or sono, da gigantesco perizoma architettonico.
Nell’affresco di Massa Marittima il salvataggio… è consistito in uno spesso strato di calcare naturale, che ha ricoperto per secoli il dipinto da sguardi censori, che non sono mancati, soprattutto durante la Controriforma. Un recupero dell’edificio, le Fonti dell’Abbondanza, un grande loggiato costruito nel 1265, dove sgorgavano le acque sorgive cittadine, ha permesso la straordinaria scoperta.
Il dipinto, di scuola senese, raffigura un imponente albero della vita gotico (fig. 1) ai cui rami frondosi sono appesi in bella mostra una moltitudine di falli turgidi (fig. 2), che attirano l’attenzione, sia di corvi famelici che di due gruppetti di donne posti ai due lati ai piedi dell’albero. Le donne a destra della composizione sembrano aspettare pazientemente il loro turno di raccolta…, mentre quello a sinistra è variamente impegnato(fig. 3): una donzella cerca di allontanare con un bastone i corvi, per salvaguardare l’integrità dei frutti…, due donne si accapigliano ferocemente nel disputarsi un poderoso esemplare ed infine una fanciulla, di nascosto, ne sta nascondendo uno, molto appetibile dietro la veste.


L’opera rappresenta un unicum iconografico, non solo per la pittura italiana, ma in tutta l’arte occidentale. Probabilmente, anche se nessuna fonte locale ne accenna, rappresenta simbolicamente una di quelle originali processioni, di derivazione pagana: le falloforie, durante le quali si portavano in giro per il contado dei falli giganteschi per propiziarsi la fecondità della terra e verso questi simulacri priapei accorrevano le fanciulle del luogo, le sposate per accarezzarli, le vergini per baciarli, assicurandosi per il futuro contro la sterilità.
Discutendo con il professor Bagnoli, illustre storico dell’arte dell’università di Siena, della sorprendente scoperta, viene in mente l’unico dipinto che possa apparentarsi a quello di Massa Marittima: una piccola decorazione su una parete del castello di Moos di Appiano nel Trentino. Un opera coeva realizzata in un periodo in cui la nostra pittura si nutriva esclusivamente di scene religiose convenzionali, ma nel caso in questione si trattava di un prodotto destinato allo sguardo ed al divertimento privato dei nobili, mentre nel nostro albero dell’abbondanza... ci troviamo, per la sua collocazione in luogo pubblico, davanti ad un affresco realizzato per essere esposto orgogliosamente al popolo su commissione di un’autorità cittadina (fig. 4-5).



Per chi volesse accertarsi de visu di questa piccante scoperta artistica consigliamo di affrettarsi, perchè purtroppo il calcare eliminato dai restauratori si sta riformando rapidamente, per via dell’acqua sorgiva che scorre proprio alle spalle dell’affresco, il quale rischia in tempi brevi di essere ricoperto.

E sarebbe un vero peccato che questo messaggio di gioia e di speranza pagana, passato indenne alla furia sessuofobica dei secoli scorsi, quando la Chiesa mise le mutande anche ai capolavori ignudi dell’immortale Michelangelo nella Cappella Sistina, dovesse scomparire di nuovo e forse definitivamente.

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